Coppie gay e fischi al Papa, sinistra divisa

Non c’è voglia di litigare, nessuno si spinge fino ad attaccare il sindaco, Giuliano Pisapia, che alla Festa democratica ha annunciato l’intenzione di andare avanti col progetto di un registro per le coppie di fatto. Ma certo che l’andamento dell’incontro di Lampugnano è un campanello d’allarme non da poco per la (rilevante) area del maggioranza che fa riferimento ai valori cattolici. Anche perché, insieme alle dichiarazioni del primo cittadino, sono piovuti fischi all’indirizzo del Papa e della Giornata mondiale della famiglia, in programma a Milano nel 2012. Insomma, fra orientamenti di Palazzo Marino e umori della base «democratica», il quadro non è dei più favorevoli per un settore del centrosinistra che ha una storia diversa da quella ex Pci. Lo sanno bene gli esponenti dell’Udc, che per quanto animati dalle migliori intenzioni «diplomatiche» nei confronti del sindaco, non possono che trovare conferma della impossibilità di un rapporto politico organico con un centrosinistra a «trazione radicale» o anticlericale. Enrico Marcora, capogruppo in Consiglio regionale dei centristi, coltiva una incrollabile fiducia personale nel sindaco, e lo accredita del tentativo di «uno sforzo di leggere la società milanese e interpretarla». Al massimo ravvisa la necessità di «un dibattito» e di una «riflessione». Più netta la posizione del coordinatore cittadino dell’Udc, Pasquale Salvatore: «Siamo contrari al registro delle coppie di fatto - dice - non per una battaglia di retroguardia ma perché siamo per la tutela della famiglia tradizionalmente intesa». Critico - ovviamente - con i fischi, Salvatore biasima anche il tentativo del sindaco di proporre, da pari a pari, al pontefice, la sua visione di famiglia, in occasione del grande incontro del 2012. Paradossalmente ravvisa proprio in questo «una confusione fra la politica e rapporti ecclesiali, nell’ambito di istituzioni laiche».
Ma fin qui siamo fuori dal recinto della maggioranza. Fa parte invece della maggioranza l’Api, che anzi vanta un’assessorato centrale come quello di Bruno Tabacci. La senatrice Emanuela Baio propone un punto di vista diverso. Non solo sui fischi: «Ero a Città del Messico quando fu annunciata la Giornata milanese. E io accolsi la notizia con grande gioia». Sul registro la posizione è articolata ma chiarissima: «Si tratta di una bandiera ideologica. Io dico: nessuna discriminazione. Dobbiamo avere il massimo rispetto per le scelte di tutti. Ma proprio per questo rispetto non possiamo interferire con le scelte ed entrare nel merito». Due i piani: «Da un punto di vista culturale non credo che dobbiamo proporre come modello la convivenza, eterosessuale e soprattutto omosessuale». Sul piano politico si deve fare i conti con le risorse: «Pensiamo alle conseguenze economiche, per esempio in ambito pensionistico e successorio. Perché lo Stato dovrebbe assumersi degli oneri dei confronti di questo tipo di convivenze quando le persone che liberamente scelgono di non unirsi in matrimonio, che è un contratto, rifiutano appunto gli oneri che derivano dall’assunzione di responsabilità del matrimonio?». Nel Pd il vicecapogruppo Andrea Fanzago dà voce all’area cattolica: «Se vuol farlo a tutti i costi lo faccia, ma il sindaco è il primo a dire che il registro non è quello che serve per riconoscere i diritti. Non ha potere taumaturgico.

Semmai dobbiamo intervenire sul piano dei regolamenti». Al centro del discorso i diritti dei bambini nati fuori dal matrimonio. Quando alla eventuale assegnazione delle case popolari, si rimanda alla Regione: «Non tocca al Comune stabilire le regole». Per fortuna.

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