Coraggiosa prima versione in italiano

La traduzione in italiano di un'opera rock come Jesus Christ Superstar è stata per molto tempo, e per molti addetti ai lavori, una tentazione. Alla quale si sfuggiva con il timore di fallire miseramente nel riprodurre la forza, e la straordinaria bellezza, delle liriche originali di Tim Rice. Ci volevano gli eccellenti parolieri Michele Renzullo e Franco Travaglio e la contagiosa passione di un regista come Fabrizio Angelini, per portare in scena - con il marchio della Compagnia della Rancia - un Jesus Christ Superstar tutto italiano, capace di rassicurare i puristi del musical, i fan di quest'opera di culto e gli scettici in servizio permanente effettivo. La rock opera musicata da Sir Andrew Lloyd Webber, musical rivoluzionario debuttato a Broadway nel 1971 e consacrato da una versione cinematografica diretta da Norman Jewison nel 1973, rivive quindi al Teatro della Luna grazie a un cast di 20 elementi e una band dal vivo, agilmente calati in una scenografia che sa gratificare l'occhio (colonne romane, sabbia del deserto, una gabbia che racchiude ma fa intravedere gli affiatati musicisti).

È proprio il Jesus del grande schermo a influenzare di più gli interpreti, soprattutto il bravo Giuda/Edoardo Luttazzi che - per modestia o astuzia? - cita rigorosamente le evoluzioni vocali dello storico interprete del ruolo, il compianto Carl Anderson. Più ieratico che hippy, invece, il Messia/Simone Sibillano, ma d'altronde il look scelto per l'opera è volutamente contemporaneo.

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