Politica

«Corsera», la rivolta di De Bortoli «Quei tagli? Sono inaccettabili»

Giornalista tra i giornalisti. O primus inter pares, come si preferisca. Ferruccio de Bortoli, da poche settimane direttore del Corriere della Sera, ieri si schierato con i «colleghi» di via Solferino, che hanno confermato sei giorni di sciopero, definendo «non accettabile l’ipotesi di piano di ristrutturazione aziendale» annunciata la scorsa settimana dall’editore, Rcs Media Group. Lo ha fatto inviando una lettera al Comitato di redazione del Corriere.
Dal punto di vista economico, il momento attraversato dal più antico dei grandi quotidiani italiani è forse il più difficile dei suoi 133 anni di storia: sebbene non siano stati quantificati ufficialmente, ipotesi accreditate parlano di 90 tagli tra i giornalisti nei quotidiani del gruppo, 60 nei periodici e la chiusura o la trasformazione di alcune testate. Per quanto riguarda il Corriere, l’inserto Economia potrebbe essere accorpato nel quotidiano, mentre la sezione Salute (quel che resta del vecchio inserto) potrebbe essere ulteriormente ridotta.
Giovedì scorso Rcs MediaGroup ha comunicato di aver chiuso il primo trimestre 2009 con una perdita netta di 40,7 milioni, in peggioramento rispetto al rosso di 18,6 milioni di un anno prima; in conseguenza del deterioramento dei conti il consiglio ha approvato una serie di misure strutturali per fronteggiare l’attuale crisi. La manovra complessiva sarà superiore a 200 milioni di euro, compreso il costo del lavoro ma al momento non sono noti altri dettagli. Ieri il presidente del gruppo, Gaetano Marchetti, ha aggiunto un particolare delicato: «È previsto a regime un piano di durata biennale, anche se economicamente gli oneri graveranno sui conti del 2009». I dipendenti del gruppo hanno ritenuto di leggere in queste parole un’accelerazione degli interventi sugli organici.
Tra giovedì e lunedì scorsi, il Cdr del Corriere ha avuto incontri con l’azienda, e in particolare con l’ad Giorgio Valerio, che ha prospettato le intenzioni di intervento. Ne ha riferito ieri all’assemblea dei giornalisti che «all’unanimità» - si legge in una nota - ha deliberato «di respingere le ipotesi prospettate dalla Rcs Quotidiani, ritenendole irricevibili». L’assemblea ha anche preso atto «con soddisfazione» della posizione del direttore.
Dopo aver ricordato che «gli azionisti del Gruppo Rcs-Corriere della Sera hanno immesso risorse dal 2003 ad oggi per 4 milioni di euro e incassato dividendi per 274 milioni», l’assemblea ha accusato l’azienda di pensare «a fare cassa invece di investire in modo produttivo».

L’assemblea ha dunque confermato «il pacchetto di 6 giorni di sciopero già affidato al Cdr per difendere l’occupazione, la professionalità, la qualità e il prestigio della testata».

Commenti