C’è il presidente del Comitato dei residenti, che da anni fa battaglie contro il traffico e sogna di trasformare l’Arco della pace in un «salotto culturale, un luogo d’incontro, dove passeggiare tra aiuole e fontanelle, ascoltare musica jazz o concerti di musica classica, ammirare vernissage all’aperto. Giac Casale, americano di 79 anni - quarantatré dei quali trascorsi a due passi dal Castello - non può che sostenere, come l’assessore alla Cultura Vittorio Sgarbi, che corso Sempione e l’Arco della Pace devono diventare gli Champs Elysées meneghini. Si dice «pienamente d’accordo» anche il delegato per il territorio dell’Unione del Commercio, Giorgio Montingelli, che trova «orrendi i lampioni» ma anche «troppo larghe le aiuole, che così sono difficili da mantenere e impediscono di allestire dehors». Suggerisce al Comune di «organizzare visite guidate all’Arco, per rendere la zona più turistica, mentre i locali potrebbero esporre i programmi delle visite e cenni storici».
Restituire a Milano la sua bellezza era nel programma del neo-presidente del consiglio di zona 1, Micaela Goren Monti. Se la valorizzazione del centro storico può partire dall’Arco della Pace «va benissimo, e siamo pronti a collaborare». Anche se le piacerebbe che «si iniziasse ridando dignità a piazza Duomo».
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