Un cortometraggio

Smettetela, non è che adesso dobbiamo passar le giornate a picchiar la testa contro il muro. Sta andando come sta andando, è vero, e ieri la prima pagina della Stampa induceva in tentazione: «Oggi il governo Prodi», e più in basso «Sparire dal mondo, istruzioni per l’uso». Ma non si può vivere così. Di fronte a un cugino progressista che vi guardasse con aria di sfida, voi dovete impettirvi e rispondere questo: «Giudicheremo il governo dal suo operato». So che è dura, io ci ho provato e mi è tornato l’eczema costituzionale, ma passa in fretta e poi l’interlocutore rimane spiazzato: perché peggio che delegittimare il governo Prodi c’è solo legittimarlo, lasciarlo solo a specchiarsi nella sua galleria di invitati e imbucati, appoggiarlo su uno scranno e dire ai suoi fans: «Ecco». Sicché basta con il livore, relax, siete al cinema, seduti che comincia il film, popcorn per tutti. Bertinotti che ne ha già dette d’ogni. Di Pietro che non è ancora riuscito a pronunciare «Infrastrutture». Mastella alla Giustizia. Pecoraro Scanio che deve vedersela con le grandi opere e coi costruttori che già reclamano soldi. Ferrero di Rifondazione si occuperà di welfare.

E l’alleanza con gli Usa e con Israele, la flessibilità confusa col precariato: zitti che comincia, e comunque noi giudicheremo eccetera. Sshtt, piantatela di far casino, dura poco, alla fine del primo tempo forse cambiano anche gli attori.

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