Politica

«Così cancelleremo la tassa sulla prima casa» Fini spiega come si potrà abolire l’Ici

Alessandro M. Caprettini

da Roma

«Come ci riusciamo? Semplice». Gianfranco Fini getta alle ortiche l’indeterminatezza: le tasse possono essere diminuite, un piano c’è, non nel libro dei sogni. «L’abolizione dell’Ici che abbiamo ipotizzato - spiega, rivendicando la paternità della proposta - riguarda la prima casa. Un bene che non offre rendite al proprietario, ma semmai spese di manutenzione. Ingiusto che si tassi due volte: Stato e comuni. Si tratta di minori introiti per 2 miliardi e 3-400 milioni di euro. Intanto siano i comuni a risparmiare i 3-400 milioni di euro: meno gemellaggi con relativi viaggi delle giunte, meno concerti, meno sponsorizzazioni e consulenze onerose. Gli altri 2 miliardi si recuperano con la lotta all’evasione fiscale».
Non è una strada un po’ troppo predicata ma mal praticata?
«Stavolta no: abbiamo varato norme per le quali va ai comuni il 30% di quello che si riesce a pescare da una più massiccia iniziativa di lotta all’evasione. Credo che i frutti ci saranno. Per finanziare l’abolizione dell’Ici e per il passaggio al reddito familiare».
L’altra idea-base della sua politica fiscale...
«Ci tengo molto. Vede: noi abbiamo ridotto le tasse per quel che potevamo vista la fase congiunturale, ma bisogna andare avanti e non tornare al passato. E dunque capire che il disagio economico, quello che ti morde ai fianchi l’ultima settimana del mese, è proprio delle famiglie monoreddito. Perché allora tassare il single signor Rossi e la famiglia Bianchi, di 4 componenti, per la stessa cifra? In Francia l'esperimento è riuscito, permette davvero maggiore equità».
La sinistra non vi crede. Parla di pie illusioni. Dice che prendete in giro l’elettorato...
«La sinistra fa terrorismo. Ricorda i tagli agli enti locali delle ultime due finanziarie? Hanno strillato sulla inevitabile chiusura degli asili e il necessario spegnimento dei lampioni... Eccoli di nuovo sull'Ici a strapparsi i capelli, dimenticando magari che a Milano è al 5% senza che accada nulla di grave mentre a Roma la si applica al massimo consentito: il 7%... ma il discorso è più complesso. Ogni volta che si ipotizza una riduzione delle tasse, loro strillano e dicono che è impossibile. Pazzi? No. È che nella loro cultura non c’è spazio per riduzioni fiscali, ma solo per nuovi balzelli. L’equazione Prodi-tasse è convalidata ormai da decine di prove. Il professore è uomo permaloso e so che mi guarda torvo quando ricordo che fu lui a mettere la tassa d'ingresso sull'euro che tra l'altro non è stata restituita del tutto a tutti, come si era promesso. E la tassa sulla salute, l’Irap, e il resto?».
Insomma i falsari sono loro.
«La verità è che la sinistra italiana è culturalmente ostile a ridurre le tasse. Perché, per loro stessa ammissione, privilegiano l'assistenzialismo. Che è cosa che costa, e tanto».
Al titolare della Farnesina chiedo: cambia qualcosa se il centro-sinistra dovesse prevalere?
«Inevitabilmente. Non dico che romperanno le relazioni diplomatiche con gli Usa, ma si porranno a mezza strada tra Schröder e Zapatero, faranno dell’Italia un Paese più rinunciatario, meno interventista. Il che rischia, quello sì, di toglierci credibilità. Un esempio? L'afghano cattolico liberato e trasferito in 24 ore in Italia: come lo si è ottenuto? Tramite il riconosciuto impegno dei nostri soldati di stanza là. Kabul ci considera credibili, e quando ci si impegna si costruisce credito. Né manchererebbero ulteriori difficoltà se quella coalizione prevalesse: Prodi andò in crisi proprio in politica estera. Bertinotti si oppose all'uso di Aviano per i bombardamenti di Belgrado che la Nato aveva previsto contro Milosevic».
Lei batte e ribatte anche il tema della sicurezza chiedendo un voto per An ed il centro-destra.
«Ci sono almeno tre buoni motivi che dovrebbero spingere gli italiani che reclamano maggior sicurezza a votare per la Casa delle Libertà. Il primo: polizia, carabinieri, guardie di finanza devono avere la certezza che il governo è dalla loro parte, mentre se prevalesse Prodi si troverebbero davanti a no global e ultrà che li identificano come il loro nemico numero uno. Secondo: senza una seria azione di contrasto contro l'immigrazione clandestina si rischia un rigurgito criminale. Con noi si entra se hai un lavoro, la sinistra vuole aprire a tutti, il che porterà molti che non trovano un posto ad aggregarsi in comportamenti illegali pur di sopravvivere. Terzo: la sinistra già fa sapere che abolirà la legge antidroga che porta il mio nome. Ma è dimostrato che specie i piccoli spacciatori sono soggetti attivi della cosiddetta microcriminalità che colpisce in particolare i più deboli e gli anziani».
Qualcuno ritiene che in An si stiano prendendo le distanze dai magistrati che in passato avete spesso difeso. Corretto?
«La magistratura ha martiri, basti pensare alle vittime di mafia e terrorismo, e meriti. Tanti tra gli 8000 giudici italiani fanno il loro dovere, spesso in condizioni difficili. Detto questo bisogna rivedere qualcosa. La certezza della pena, intanto. Troppo spesso un criminale giudicato e condannato dopo poco tempo esce dal carcere e ricomincia a delinquere. La legge Gozzini è eccessivamente permissiva, senza considerare che D'Alema e Diliberto hanno concesso permessi e uscite dal carcere anche agli ergastolani! Io, per particolari reati, sarei semmai per buttare la chiave. Non è possibile scoprire come nel caso di Parma, che c'era un condannato per violenze fuori dal carcere. La tanto contestata Cirielli inasprisce i reati per i recidivi e toglie la discrezionalità di applicazione delle pene ai giudici.

E comunque anche il caso Mills e quello Storace - che a 24 ore dal voto non ha ricevuto l’avviso di garanzia speditogli da mesi sui giornali - dimostrano che alla rivendicata autonomia delle toghe deve corrispondere la più seria imparzialità».

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