Cosseria «Città napoleonica» mentre il pubblico conosce «N»

Cosseria «Città napoleonica» mentre il pubblico conosce «N»

Napoleone è di gran moda in questi giorni, sull’onda del film «N io e Napoleone» firmato da Paolo Virzì, e lo è più che mai a Cosseria, centro della Valbormida. Il Comune ha infatti aderito ufficialmente alla Federazione europea della città napoleoniche. A Cosseria il 13 e 14 aprile 1796 si combatté una battaglia dove le truppe dell’allora giovane generale Bonaparte furono tenute in scacco per due giorni da un battaglione di granatieri piemontesi guidati dall’eroico Filippo Del Carretto, che cadde nel corso dell’azione. E a Cosseria, nel 1996, in occasione del bicentenario, fu organizzata una splendida ricostruzione della battaglia, con la partecipazione di centinaia di figuranti, vestiti con le divise dell’epoca e con armi perfettamente funzionanti. Rievocazione ripetuta nel 2001 e, oggi, l’adesione ufficiale alla federazione.
Ed ecco a proposito dell’«ultimo» Napoleone, il regista Virzì a colloquio con i genovesi per presentare il suo «N io e Napoleone». La pellicola ha fatto il suo ingresso sugli schermi della nostra città venerdì sera alla presenza del regista che ha salutato il pubblico presente presso la multisala universale di via Ceccardi. Il film, nelle parole del regista Paolo Virzì, trae spunto dal libro «N» di Ernesto Ferrero dove si racconta la storia di Napoleone dal punto di vista di chi lo detesta per l’ingente mole di morti e violenza che ha provocato con le sue imprese. L’idea del copione è invece quella di un protagonista ragazzo, Martino, animato da una passione politica impetuosa che si trova a rapportarsi con la dimensione umana ed in alcuni casi un pò buffa di un Napoleone ormai decadente. A far da cornice alla pellicola di Virzì una Toscana etrusca, povera e polverosa, un’ambientazione familiare al regista che risponde al suo intento di voler immergere i personaggi tra quella «gentarella» d’origine rozza e modesta che rispecchia perfettamente la realtà elbana dell’800.
Film toscano quindi anche nella lingua come racconta lo stesso regista che ha visto Daniel Auteuil divertirsi molto a recitare in una lingua che non gli appartiene ma che lo rende ancora più vicino al suo personaggio Napoleone, ed una Monica Bellucci «burina ma anche un po’ mignotta» con il suo accento umbro. Il risultato finale è un’opera comica e scherzosa che riscoprendo il ritratto ironico e la dimensione umana dell’Imperatore sembra prendere in giro l’immagine dell’uomo di potere in generale.
La sfida di Virzì è quella di riallacciare un filo di comunicazione col pubblico popolare, allargare con i suoi film le strade percorribili in modo da proporre nuovi generi cinematografici e riavvicinare gli spettatori alle sale.


Chissà se tra i prossimi impegni di Virzì troverà posto anche Genova, visto che, interpellato sulla città, il regista risponde di sentire «un’aria familiare tra l’odore del porto, gli intrecci dei vicoli e le canzoni di De André marinai con l’aria triste ma dove soffia un vento vitale di guazzabuglio sociale: tutto quello che deve avere un mio ipotetico set».

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