Palermo - "La prima parte della Costituzione, e i suoi principi fondamentali non si toccano, ma la Carta, già per gli stessi costituenti, non è la tavola evangelica e dunque è rifondabile". Lo ha detto il ministro della Giustizia Angelino Alfano, intervenendo a Palermo a un convegno sulla riforma della giustizia. "Anche i nostri padri costituenti vedeva la Carta riformabile", ha detto il ministro. "Il 22 dicembre del 1947 il presidente per la Commissione della Costituente Meuccio Ruini rivolgendosi aull’aula disse: La Costituzione sarà perfezionata, noi stessi rimedieremo alle lacune e ai difetti. Insomma non erano tavole evangeliche. È questo il punto da cui partire. L’idea che la Carta è riformabile".
Riforma della giustizia "Meglio che i pm restino autonomi e indipendenti", ha detto Alfano, ribadendo poi che "l’obbligatorietà dell’azione penale è un sacro principio. Ciò che vogliamo è che questo principio non si traduca nell’assoluta discrezionalità dei pm. Tra i cento fascicoli sulla scrivania del pm, fatto settanta il tempo a sua disposizione, chi decide il trenta da scartare? - si chiede Alfano -. Oggi il pm. Noi vogliamo che le priorità le stabilisca il parlamento. Se ci sono altre ipotesi in campo noi siamo aperti al confronto.
Ogni giorno 466 processi si prescrivono "Considerando che ci sono 170 mila processi nell’anno solare che si prescrivono - ha aggiunto il Guardasigilli - facendo la media sono 466 processi al giorno che si prescrivono senza bisogno della legge sulla prescrizione breve. Le statistiche provano inoltre che, nonostante dopo l’approvazione della ex Cirielli si era detto che le prescrizioni sarebbero aumentate, al contrario sono invece diminuite".
L'ultima parola spetta al popolo Sulla riforma della giustizia - prosegue il ministro - "il decisore ultimo sarà il popolo. Ed è per questo che invito tutti, compresa l’opposizione, ad un dibattito pubblico e soprattutto sereno. Dico questo perché, in ogni caso, se la riforma della giustizia non sarà approvata con i due terzi del voto del Parlamento, cioè come previsto dalla Costituzione, deciderà il popolo.
Perchè la sovranità appartiene al popolo e il giudice emette sentenza proprio in nome del popolo italiano che è chiamato al voto quando si mettono in discussione alcuni articoli della Costituzione". E conclude: "Se il popolo voterà contro il referendum vuol dire che non gli interessa la riforma della giustizia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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