La figlia mangiava “come un bolide”. Alessia Pifferi, la trentottenne accusata di aver fatto morire di stenti la propria bambina di 18 mesi, lo raccontava alle amiche, stupendosi per l'appetito mostrato dalla piccola Diana. Questo il contenuto di alcuni audio trasmessi oggi pomeriggio nel corso della trasmissione televisiva di Rai 1 "La vita in diretta", condotta da Alberto Matano. I contenuti audio risalgono al gennaio del 2022, circa sei mesi prima della morte della bimba. “Magna tutto questa qui, altro che balle. Tutto, tutto, tutto, una mangiona - le parole di Pifferi riferite alla piccola Diana, parlando con un'amica - la signorina era qui nel seggiolone. Adesso sta mangiando, come una mangiona. Ieri sera ha mangiato una fondina di quelle nostre piena di minestrone, di passato. Il prosciutto, il pane. Magna questa qui” . In un'altra conversazione invece, Pifferi elenca il cibo assunto dalla figlia.
“Ha mangiato la bistecca, io con l’insalata e lei la bistecca con una fettina fina fina di grana e prosciuttino. Questa quando ha fame, ha fame. Mangia come un bolide - ha continuato Pifferi - mattino, colazione, pranzo e cena”. Intanto, il processo sta andando avanti a Milano, non senza scontri: circa due settimane fa, il pubblico ministero avrebbe a quanto pare accusato le psicologhe del carcere nel quale si trova detenuta Pifferi di averla manipolata, suggerendole cosa dire. L'imputata deve rispondere di omicidio volontario pluriaggravato, alla luce di quanto successo quel giorno di luglio del 2022 a Ponte Lambro. Quando i soccorritori del 118 giunsero sul posto non poterono far altro che accertare il decesso della bimba, che giaceva esanime in una culla da campeggio. Accanto al cadavere della piccola c'erano solo un biberon vuoto e una bottiglietta d'acqua.
I successivi esami cadaverici accertarono coma la piccola fosse morta di fame e sete dopo essere stata abbandonata per sei giorni senza cibo né acqua. Fin da subito i sospetti degli investigatori si concentrarono proprio su Pifferi: l'allora trentasettenne fu infatti arrestata il giorno successivo al ritrovamento della bimba. Interrogata dal pubblico ministero, la donna rivelò di aver lasciato Diana da sola in casa per andare dal compagno che viveva a Leffe, in provincia di Bergamo.
Lì vi era rimasta per sei lunghi giorni, ignorando, come lei stessa ammetterà durante l'interrogatorio di convalida del fermo, i rischi e le drammatiche conseguenze per la salute della figlioletta. A breve toccherà alla giustizia esprimersi, ad ogni modo: nei prossimi giorni potrebbero esserci ulteriori novità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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