La sorella di Alessia Pifferi si è presentata in udienza con la foto di Diana sulla maglietta. Una immagine che ritrae la nipotina in uno dei suoi momenti più solari: il vestitino blu, un ciuffo di capelli in testa e il sorriso sdentato dei piccolini. "Era una povera bambina", sono le parole, tra le lacrime, di Viviana Pifferi, la zia della bimba di poco più di un anno e mezzo morta di stenti nel luglio scorso dopo essere stata abbandonata per sei giorni dalla madre, 37 anni, oggi a processo. "Ce l'ho sulla maglietta - spiega ai giornalisti - perché lei è viva, deve vivere la bambina. Aiutateci a farla vivere, era una bambina che aveva il diritto di vivere, non di pagare il prezzo che ha pagato".
"Processo delicato"
La prima udienza del processo in cui la donna è imputata per omicidio volontario aggravato, si è chiusa dopo pochi minuti dall'inizio, con un rinvio all'8 maggio. Pifferi ha infatti cambiato per la terza volta il difensore, nominando l'avvocata Alessia Pontenani al posto dell'ex legale Fausto Teti, di cui non condivideva la linea difensiva. La corte d'Assise, presieduta da Ilio Mannucci Pacini, ha quindi rinviato di oltre un mese per consentire al nuovo legale di studiare gli atti e anche di nominare i propri consulenti. "Vista la delicatezza e la complessità del procedimento - ha spiegato il presidente della corte - la richiesta di differimento dell'udienza è pienamente giustificata". La prossima udienza ci saranno anche le costituzioni di parte civile, la piccola Diana Pifferi e Maria Assandri, madre di Alessia Pifferi. Poi verranno affrontate le questioni preliminari e l'ammissione prove, mentre il dibattimento dovrebbe entrare nel vivo a partire dalla seconda metà di giugno e andare avanti almeno per tutta l'estate.
Alessia Pifferi in aula
Alessia Pifferi si è seduta in aula di fianco al suo difensore ed è rimasta tutto il tempo con gli occhi bassi, per non intercettare gli obiettivi delle numerose macchine fotografiche e telecamere che oggi erano in aula a Palazzo di Giustizia a Milano per seguire il processo. I cappelli raccolti in un grosso chignon, la giacca scura a righe, un filo di rossetto rosso.
E' andata via per ritornare in carcere senza proferire parola, accompagnata dal suo avvocato. Lo stesso hanno fatto i pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro, che hanno coordinato l'inchiesta coordinata dalla squadra mobile.
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