Processo Mps, Viola e Profumo assolti in appello. "Il fatto non sussiste"

Deluse le aspettative di duemila parti civili. E il crac dell'istituto senese resta senza colpevoli

L'ex presidente di Mps Alessandro Profumo
L'ex presidente di Mps Alessandro Profumo
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Le aspettative di un paio di migliaia di parti civili sono state deluse. E il crac rimane, per il momento, senza colpevoli. Anche la differenza di visione, se così si può chiamare usando un'espressione edulcorata non poco, tra toghe che si accusano a vicenda segna un punto a favore della procura ordinaria accusata di avere coperto le responsabilità degli imputati.

Dopo l'assoluzione diventata definitiva del precedente management guidato da Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, anche i vertici che si sono succeduti Alessandro Profumo e Fabrizio Viola sono stati assolti con formula piena in uno dei filoni milanesi del processo Monte dei Paschi di Siena. Per il collegio della corte d'Appello di Milano "il fatto non sussiste": cioè la presunta errata contabilizzazione dei derivati Alexandria e Santorini. Ribaltata completamente la sentenza di primo grado, con sei anni inflitti a entrambi per false comunicazioni sociali e aggiottaggio. Dopo la lettura della sentenza Profumo e Viola si sono abbracciati. "Sono emozionato. Dopo otto anni di sofferenza ho sempre avuto fiducia nella giustizia. Sono anche molto per la banca perché si chiude questa triste vicenda", ha detto Profumo visibilmente scosso. È uscito senza rilasciare commenti il co-imputato Fabrizio Viola, l'ex amministratore delegato della banca.

La sentenza che vale "mezzo miliardo"

"Questa sentenza valeva mezzo miliardo", è il commento fuori dall'aula di una delle parti del processo. Il riferimento è alla stima - diffusa qualche settimana fa - fatta da Mediobanca secondo la quale la assoluzione di Viola e Profumo porterà un beneficio di oltre mezzo miliardo ai conti dell'istituto senese. Questo perché il rilascio minimo di accantonamenti per rischi legali sarebbe di 200 milioni di euro "che potrebbe raggiungere fino a 550 milioni, se tutti i reclami extragiudiziali probabili dovessero essere riclassificati come possibili o remoti".

La vicenda giudiziaria

I derivati rappresentati non correttamente nei conti della banca dei derivati riguardano i bilanci degli anni dal 2012 fino alla semestrale 2015: un modo per nascondere (secondo l'accusa) le perdite di un paio di miliardi derivanti dall'acquisto a caro prezzo di banca Antonveneta. Il pg Massimo Gaballo aveva definito "grottesca" l'assoluzione del precedente management con Giuseppe Mussari e Antonio Vigni e aveva anche accusato i colleghi della procura ordinaria di avere coperto con una falsa perizia la responsabilità di Profumo e Viola: l'inchiesta su questo capitolo è in corso a Brescia solo per periti e testimoni mentre i pubblici ministeri sono stati archiviati.

L'iter giudiziario

La Procura di Milano aveva inizialmente chiesto l'archiviazione Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, ritenendo che la errata contabilizzazione dei derivati non fosse mossa dall'intenzione di mascherare le perdite.

Richiesta di archiviazione a cui era seguita l'imputazione coatta del gip Livio Cristofano. Alla richiesta di assoluzione avanzata nel processo dalla stessa procura, i giudici avevano risposto con la condanna a 6 anni. Oggi completamente ribaltata dalla Corte d'appello.

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