Cronaca giudiziaria

Parla l'egiziano arrestato a Milano: "Vi dico perché sto con l'Isis"

Durante l'interrogatorio di garanzia, Alaa Rafaei ha dichiarato di sposare parte delle iniziative dell'Isis perché in contrasto con il regime di Assad

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Gli arresti di Milano dello scorso martedì a carico di due egiziani, di cui uno con cittadinanza italiana, si inseriscono in un contesto più ampio di contrasto al terrorismo. Si è aperta una nuova era per l'Europa, che ha alzato al massimo l'allerta per possibili attentati, anche se al momento non esiste un rischio effettivo. Per i due fermati di Milano, vicini all'Isis, oggi è stato il giorno dell'interrogatorio di garanzia presso il carcere di San Vittore. Alaa Rafaei, 44 anni, è l'egiziano con cittadinanza italiana: per lui, l'accusa è di associazione con finalità terroristica e istigazione a delinquere.

"Dell'Isis condivido solo certe iniziative in opposizione al regime Assad" e "l'accusa di finanziamento non è assolutamente fondata in quanto si è trattato di qualche versamento per un totale di mille euro dati a una signora per mero spirito di beneficenza", avrebbe detto oggi l'uomo durante l'interrogatorio. Giustificazioni che dovranno essere passate al vaglio dei controlli ma che, comunque, non sembrano cambiare l'accusa a suo carico. L'arrestato ha ammesso la sua vicinanza al gruppo terroristico, anche se nega di sostenerne la causa in toto. Non sono mancate, da parte di Rafei, parole d'elogio nei confronti del nostro Paese: "Riconosco l'Italia come il Paese in cui voglio costruire la mia vita e ne apprezzo la libertà che non avrei in Egitto. Se avessi voluto fare attentato non avrei portato qui la mia famiglia".

In merito alle minacce nei confronti di Giorgia Meloni, che al momento dei post era ancora in pectore, queste rientrerebbero nella "critica politica" e nella "libertà di opinione". La difesa ha chiesto al giudice di affievolire la misura cautelare degli arresti domiciliari ritenendo mancante il presupposto dell'attualità. Ora spetterà al giudice decidere la sorte dell'egiziano e valutare quale sia la pena commisurata ma, nel frattempo, nelle città italiane vengono aumentati i controlli. Oltre che a Milano e a Roma, anche a Genova sono stati intensificati i posti di polizia, in particolare nel porto cittadino.

Era già considerato un obiettivo sensibile ma ora è divenuto "ancora più sensibile", spiega una qualificata fonte investigativa. Non solo perché è un'area dove transitano ogni giorno migliaia di passeggeri, ma anche perché lo scalo genovese rappresenta l'unico porto italiano con numerosi collegamenti diretti con il Nord Africa, in particolare la Tunisia e l'Algeria.

Controlli intensificati anche da parte della Polfer sui treni diretti in Francia o provenienti dal Paese d'Oltralpe.

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