Cronaca giudiziaria

Ergastolo ostativo, la Consulta si riaggiorna: "Verificare la norma del governo"

Gli interventi del governo Meloni sul tema dell'ergastolo ostativo non sono risultati indifferenti nel giudizio della Consulta sulla misura. La Corte Costituzionale sull'ergastolo ostativo prende tempo: la palla torna alla Cassazione

Ergastolo ostativo, la Consulta si riaggiorna: "Verificare la norma del governo"

Gli interventi del governo Meloni sul tema dell'ergastolo ostativo non sono risultati indifferenti nel giudizio della Consulta sulla legittimità della forma più dura di reclusione a vita presente nell'ordinamento italiano. Chiamata ad esprimersi sulla costituzionalità della norma di fronte alla richiesta dei giudici di Cassazione avanzata un anno e mezzo fa la Corte Costituzionale ha rimandato la palla nel campo del Palazzo di Giustizia di Piazza Cavour. L'ergastolo ostativo andrà valutato alla luce della nuova norma del governo.

Oggetto di scrutinio, va ricordato, sono le disposizioni che nell'attuale ordinamento penale non consentono al condannato all'ergastolo per delitti di contesto mafioso, che si sia rifiutato di collaborare con la giustizia, di essere ammesso al beneficio della liberazione condizionale, pur dopo aver scontato la quota di pena prevista e pur risultando elementi sintomatici del suo ravvedimento.

"Le nuove disposizioni incidono immediatamente e direttamente sulle norme oggetto del giudizio di legittimità costituzionale, trasformando da assoluta in relativa la presunzione di pericolosità che impedisce la concessione dei benefici e delle misure alternative a favore di tutti i condannati (anche all'ergastolo) per reati cosiddetti 'ostativi', che non hanno collaborato con la giustizia", afferma la Consulta nel giudizio di merito sull'ergastolo ostativo con cui ha deliberato la restituzione degli atti alla Cassazione, cui spetterà verificare gli effetti legali della nuova normativa sulle questioni sollevate.

Che cosa succede adesso

Non dimentichiamo che in precedenza a esser stata dichiarata incostituzionale è la disposizione secondo cui si prevedeva una presunzione assoluta di pericolosità del detenuto che si sarebbe rifiutato di collaborare in quanto avrebbe violato il principio della finalità rieducativa della pena inflitta a ogni condannato, anche quelli al carcere a vita. Il nuovo decreto, ricorda Domani, "aumenta da 26 a 30 gli anni dopo i quali il detenuto ostativo può chiedere il beneficio", ma al contempo perchè così sia "deve dimostrare di aver reciso completamente i rapporti con la criminalità, di aver risarcito le vittime e di aver tenuto una condotta esemplare". La realisticità del giudizio è affidata alla valutazione esplicita dei magistrati incaricati della sorveglianza di ogni detenuto sottoposto a ergastolo ostativo.

In udienza l'avvocato Giovanna Beatrici Araniti, che rappresenta il condannato all'ergastolo la cui richiesta di benefici è stata oggetto della ordinanza di remissione degli atti alla Consulta da parte della Corte di Cassazione, aveva chiesto ai giudici costituzionali di cassare la norma anche dopo l'entrata in vigore del decreto del governo Meloni. Così, almeno per ora, non è stato.

Il decreto del governo Meloni ha fatto guadagnare tempo ai difensori della misura dell'ergastolo ostativo. Ora sarà l'organo di Piazza Cavour a dover convocare una sessione volta a approfondire una discussione centrale nel quadro dell'ordinamento penale italiano.

E su cui l'esecutivo ha scommesso buona parte della propria strategia anti-crimine.

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