Cronaca giudiziaria

Schiaffo delle toghe francesi all'Italia. Altro "no" all'estradizione degli ex Br

Nessuna sorpresa da Parigi: la Corte suprema transalpina ha respinto tutti i ricorsi presentati dal Procuratore

Schiaffo delle toghe francesi all'Italia. Altro "no" all'estradizione degli ex Br

La Cassazione transalpina ha confermato il rifiuto della Francia all'estradizione dei dieci terroristi rossi - ex Br compresi - degli anni di Piombo in Italia. Nessuna sorpresa: la Corte suprema francese ha respinto "tutti i ricorsi presentati dal Procuratore" contro la decisione della Corte di Appello di Parigi che a fine giugno aveva deciso che il no alla richiesta dell'Italia. Entrando nel dettaglio della decisione, i giudici hanno rigettato"i ricorsi presentati dal Procuratore generale presso la Corte di Appello di Parigi contro le decisioni della Corte d'Appello, ritenendo sufficienti le motivazioni addotte dai giudici, che rientrano nella loro sovrana discrezionalità. Quindi il parere è sfavorevole alle domande di estradizioni" nei confronti dei dieci ex terroristi italiani.

Il percorso processuale

Arrestati il 28 aprile del 2021 nell'ambito dell'operazione "Ombre Rosse", gli ex terroristi sono tornati tutti in libertà dopo tre giorni con qualche restrizione, a partire dal divieto di lasciare il territorio transalpino. Il presidente francese Emmanuel Macron aveva annunciato la disponibilità di Parigi a completare l'estrazione, senza però fare i conti con la Corte d'Appello di Parigi: i giudici, lo scorso 29 giugno, hanno stabilito che i dieci criminali rossi non sarebbero stati consegnati all'Italia "nel rispetto del diritto alla vita privata e familiare e del diritto a un processo equo". Nonostante ciò, anche per le promesse fatte all'allora primo ministro Draghi, Macron ha ribadito la volontà di vedere gli arrestati "processati sul suolo italiano" in quanto "coinvolti in crimini di sangue". A riaprire il caso ci ha pensato il Procuratore generale francese con il ricorso sopra citato.

Chi sono i 10 ex terroristi

Giorgio Pietrostefani è stato uno dei fondatori di Lotta Continua ed è stato condannato a 22 anni di carcere come uno dei mandanti dell'omicidio del commissario Luigi Calabresi, avvenuto il 17 maggio del 1972. L'ottantenne è malato da tempo - ha avuto un trapianto di fegato. Raffaele Ventura ha militato in Autonomia Operaia ed è stato condannato a 20 anni di reclusione per concorso morale nell'omicidio del vicebrigadiere Antonio Custra. Luigi Bergamin ha fatto parte dei Pac e deve scontare 25 anni per associazione sovversiva, banda armata e concorso in omicidio. Narciso Manenti è stato condannato al fine pena mai per l'omicidio dell'appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri. Per quanto concerne gli ex brigatisti, devono scontare condanne a vario titolo tra omicidi, sequestri e altri reati. In particolare, riflettori accesi su Sergio Tornaghi, condannato all'ergastolo per l'assassinio di Renato Briano, e sulle due donne, Roberta Cappelli e Marina Petrella, entrambe condannate all'ergastolo per omicidio e altri reati. Infine Giovanni Alimonti deve scontare 11 anni, Maurizio Di Marzio 5 anni, Enzo Calvitti 18 anni e 7 mesi.

Le reazioni

La sentenza della Corte di Cassazione ha scatenato parecchie polemiche. Netta la presa di posizione della Lega in una nota: “Sconcertante decisione della Cassazione francese. Respingono i bambini immigrati alle frontiere ma coccolano gli assassini brigatisti”. Interpellato dall'Adnkronos, Adriano Sabbadin - figlio di Lino, il macellaio ucciso nel 1997 in Veneto ad opera dei Proletari Armati di Cesare Battisti - non ha utilizzato mezzi termini:"Qual è la mia reazione...? Sono dei disgraziati, perchè non c'è giustizia così!. E' tuttavia una decisione che ci aspettavamo dalla Francia. Ci dicano allora, i giudici, quali sono i colpevoli? Ci sono dei morti sulla coscienza di queste persone".

"Prendiamo atto della decisione della Corte di Cassazione francese, che in piena autonomia ha deciso di negare l'estradizione in Italia di 10 ex terroristi condannati in via definitiva per gravissimi reati compiuti negli anni di piombo. L'Italia ha fatto tutto quanto in suo potere, perché fosse rimosso l'ostacolo politico che per decenni ha impedito alla magistratura francese di valutare le nostre richieste", il commento del ministro Carlo Nordio.

Il titolare della Giustizia ha aggiunto: "Ho vissuto da pubblico ministero in prima persona quegli anni drammatici e oggi il mio primo commosso pensiero non può che essere rivolto a tutte le vittime di quella sanguinosa stagione e ai loro familiari, che hanno atteso per anni, insieme all'intero Paese, una risposta dalla giustizia francese".

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