
La nuova inchiesta della procura di Pavia sul caso dell'omicidio di Chiara Poggi si sta concentrando principalmente sull'analisi dei reperti raccolti nel 2007 per trovare eventuali nuovi elementi di indagine che possano dare risposte per le domande rimaste senza risposta. Il settimanale Giallo in edicola da oggi ha fatto un resoconto dettaglio di tutte le impronte che vennero repertate nella villetta di Garlasco nei momenti immediatamente successivi all'omicidio, partendo dalla consulenza tecnica realizzata dai Ris di Parma.
Le impronte repertate a quei tempi furono tantissime, si parla di centinaia, e la maggior parte sono di Marco Poggi, che in quella casa viveva con i genitori e con la sorella Chiara. Ma ci sono anche tantissime impronte lasciate dai carabinieri che arrivarono sul posto, come la "37", che appartiene al pollice di un carabiniere, capitano a Vigevano. Sono sue anche le tracce "44", "46" e "48". Furono trovate tutte sulla parete, il che indica che il capitano, quando entrò per i rilievi, poggiò la mano senza i guanti sul muro, lasciando le sue impronte. Lo stesso fecero anche altri carabinieri, almeno due. Come riferisce il settimanale Giallo, anche per questo motivo molte impronte laddove venne rinvenuto il cadavere della vittima vennero catalogate come "di nessuna utilità". Vennero etichettate così tutte le impronte dalla "32" alla "35", spiega il settimanale, in cui ricade però anche l'impronta "33", che oggi sappiamo essere stata collegata a Sempio.
E ancora, non vennero prese in considerazione le impronte dalla "38" alla "43" e ancora la "45", la "47" e tutte quelle dalla "49" alla "56". Sono 20 tracce senza titolare sulle quali la procura sta facendo le indagini. Il settimanale Giallo riferisce che "nella perizia è indicato solo se si tratta di impronte palmare o digitali. Nella consulenza, inoltre, non ci sono foto di insieme di queste impronte". Con un'immagine di insieme sarebbe più facile contestualizzarne l'altezza e la posizione. Le impronte di Stasi si trovano solamente sul cartone delle pizze che lui e Chiara mangiarono la sera prima del delitto e sul dispenser del sapone, nonostante lui frequentasse quella casa. Non sarebbero state trovate, invece, come dice Giallo, sulla porta a libro del seminterrato, che pare fosse chiusa al momento del delitto (come testimonia il sangue) ma che è stata poi aperta per posizionare il cadavere sulle scale.
A tutte quelle impronte, ma non solo, si sta provando a dare un nome. Non si potrà fare con quelle lasciate dall'assassino sul pigiama di Chiara, cancellate quando il corpo della ragazza è stato girato nel suo stesso sangue.