Garlasco, i primi esiti: ecco di chi sono le impronte sulla porta e sulla spazzatura

Il Dna "abbondante" sotto le unghie della vittima è stato valorizzato nel 2014 ed è oggetto di incidente probatorio

Garlasco, i primi esiti: ecco di chi sono le impronte sulla porta e sulla spazzatura
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Stanno iniziando a emergere le prime indicazioni sull'incidente probatorio dell'omicidio di Garlasco relativo ad alcune impronte latenti che sono emerse durante l'analisi della spazzatura in casa Poggi e sulla porta d'ingresso della casa. Per quanto riguarda quelle trovate nel sacchetto della spazzatura e su una confezione in cellophane di cereali, che sono in tutto 6, non ne sono state trovate altre se non quelle di Chiara Poggi, del tutto compatibili con quanto ricostruito fino a questo momento. I cereali pare siano stata la colazione della vittima quella mattina, e forse anche nelle mattine precedenti, pertanto che ci fossero le sue impronte era scontato, allo stesso modo non stupiscono le stesse impronte nel sacchetto che, probabilmente, è stato posizionato dalla vittima. Non spostano nulla nelle indagini nemmeno le impronte trovate sulla porta, che sono state attribuite a uno degli operatori e a Marco Poggi. Questo è il risultato al quale è arrivato Giovanni Di Censo, dattiloscopista incaricato dal gip della procura di Pavia.

Qualche giorno fa ha fatto scalpore la notizia del ritrovamento di un quantitativo definito "molto elevato" di Dna "subungueale" sotto il mignolo destro di Chiara Poggi che, vista la quantità, sarebbe compatibile con un contatto da difesa più che con una contaminazione. È stata identificata come "prova MDX5" e la notizia ha avuto molta risonanza e il motivo è comprensibile ma è pressoché impossibile che verranno fornite maggiori informazioni prima del 18 dicembre, quando ci sarà la chiusura dell'incidente probatorio. Infatti, questo frammento di unghia è parte dell'incidente probatorio ed è su questo che il perito Denise Albani sta lavorando in quste settimane. A fare maggiore chiarezza sul reperto è stato Carmelo Schininà, inviato di La7, che ha specificato alcuni dettagli finora non noti su quel reperto.

"Non esiste un nuovo reperto, quindi non esiste nessuna nuova unghia. Nel 2007 non fu valorizzata una delle unghie di Chiara che, invece, fu rianalizzata nel 2014 quando venne trovato del Dna abbondante che oggi è all'interno dell'incidente probatorio e per la procura di Pavia è attribuibile ad Andrea Sempio", ha spiegato Carmelo Schininà. "Sarà il perito Denise Albani, nominato dal tribunale, a dire se quel Dna anche per il tribunale è di Andrea Sempio ma di sicuro esiste ed è abbondante.

E che sia un Dna da difesa, cioè che la vittima abbia avuto un contatto con il suo assassino e sia rimasto sotto l'unghia, non viene fuori da un esperimento scientifico ma sarà una deduzione logica. Tutto questo verrà spiegato dal tribunale di Pavia", è la conclusione dell'inviato. E questo, a differenza delle impronte, potrebbe fare la differenza se ci sarà una conferma di attribuzione.

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