Una vicenda labirintica quella che vede l’intrecciarsi tra le nuove indagini sul delitto di Garlasco a Pavia e l’inchiesta Clean 2 condotta dalla procura di Brescia: e oggi si torna a parlare del computer in uso all’ex pm Mario Venditti, computer per il quale la Cassazione ha disposto la restituzione all’indagato.
A seguito, appunto, della pronuncia della Corte di Cassazione, che per la terza volta ha annullato il sequestro dei device di Venditti, indagato per corruzione, il legale dell’ex pm, Domenico Aiello, ha fatto istanza alla procura di Brescia e alla procura di Pavia per riavere il personal computer che contiene dati e documenti di Venditti, il quale lo aveva in uso anche dopo essere andato in pensione dalla magistratura.
Dai pm di Brescia però arriva la sorpresa, perché il computer sarebbe stato restituito sì, ma agli uffici della procura di Pavia, che risulta essere la proprietaria come “da bollino ‘Procura della Repubblica - Beni Mobili’ presente sul retro”. Bisognerà attendere quindi per comprendere ulteriori sviluppi e per capire definitivamente chi sia proprietario del device, se appunto la procura di Pavia o l’ex magistrato Venditti.
Nella giornata di ieri l’ex procuratore aggiunto è stato intervistato dal Tg1 e ha definito “priva di fondamento e semplicemente ridicola” l’accusa di corruzione a suo carico. Secondo le ipotesi di indagine, Venditti si presume abbia preso denaro dalla famiglia di Andrea Sempio per archiviare in pochi giorni l’indagine a carico del giovane - oggi nuovamente accusato in concorso per l’omicidio di Chiara Poggi - nel 2017. Un’ipotesi, quella della procura di Brescia, per cui anche l’opinione pubblica resta alla finestra, tanti e tali sono gli elementi in gioco.
Così non stupisce che qualcuno nutra delle perplessità, come pure accade con lo stesso Venditti, che ha commentato: “Tre perquisizioni in meno di un mese non rappresentano una prassi ordinaria. Se vi sia un accanimento, dovete chiederlo a loro. Io mi attengo ai fatti”, ha aggiunto, riferendosi ai pm di Brescia.
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Nel 2017 la posizione di Sempio fu archiviata in 21 giorni, in un’indagine che lo stesso Venditti ha definito in più occasioni un “eccesso di zelo”.
Alla fine Venditti chiese l’archiviazione, che fu accolta dal gip. Va ricordato in questo contesto però che nel 2015 si era concluso l’iter giudiziario a carico di Alberto Stasi, condannato in via definitiva appunto per il delitto di Garlasco.