Gli avvocati di Mohamed Mahmoud Ebrahim Shahin, imam della moschea di San Salvario a Torino, stanno predisponendo tre ricorsi contro il decreto di espulsione emesso dal Ministero dell’Interno. L’uomo, trasferito nel Centro di permanenza per i rimpatri di Caltanissetta, resterà nella struttura per almeno quindici giorni, periodo durante il quale l’allontanamento dal territorio nazionale non potrà essere eseguito.
Negli ultimi giorni a Torino si sono svolte iniziative di solidarietà. Giovedì circa 400 persone hanno partecipato a una fiaccolata partita da piazza Castello e diretta verso via Pietro Micca, scandendo lo slogan “Free free Shahin”. In apertura del corteo era esposto uno striscione con la scritta: “Free Shahin Nobody Deported For Supporting Palestine”. La manifestazione è stata organizzata dopo l’arresto dell’imam, 47 anni, di origine egiziana ma residente in Italia da vent’anni, espulso in quanto ritenuto dalle autorità di polizia “una minaccia concreta, attuale e grave per la sicurezza dello Stato”. Shahin ha affermato di essere in pericolo in caso di ritorno in Egitto come oppositore del presidente Al Sisi e ha presentato domanda di protezione internazionale.
Al centro del provvedimento ci sono alcune dichiarazioni rese da Shahin il 9 ottobre durante un comizio, interpretate come un sostegno alle azioni di Hamas del 7 ottobre 2023: “Personalmente sono d'accordo, non è stata una violazione e nemmeno una violenza”. Il decreto include inoltre altri elementi: Shahin, in Italia dal 2004, sposato e con due figli, attivo in un’associazione culturale islamica, avrebbe “intrapreso un percorso di radicalizzazione religiosa connotata da una spiccata ideologia antisemita”; sarebbe inoltre “in contatto con soggetti noti per la visione violenta dell'Islam” e considerato “un esponente della Fratellanza Mussulmana in Italia”. Secondo il Viminale i suoi comportamenti configurerebbero “una minaccia sufficientemente grave per la sicurezza dello Stato” e potrebbero “agevoli in vario modo organizzazioni o attività terroristiche”.
Le parole pronunciate durante il comizio avrebbero suscitato, secondo il decreto, “disagio” anche tra settori moderati dell’area Pro Pal."Sono contro ogni violenza"
Intanto, Mohamed Shahin ha ribadito di essere contro "ogni violenza". L'occasione è stata un contatto con uno dei suoi avvocati, Fairus Ahmed Jama.