Laser e droni nella villa del delitto. E i Ris misurano i passi di Chiara

Non si cerca nessun Dna. I sopralluoghi servono a capire la posizione del killer e a verificare se l’impronta 33 è stata lasciata sul muro da chi ha colpito la ragazza

Laser e droni nella villa del delitto. E i Ris misurano i passi di Chiara
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La verità è che la verità non la sa ancora nessuno, tranne l’assassino.

Come e quando Chiara Poggi sia stata colpita, dopo avere aperto senza sospetti la porta di casa alle nove e un quarto di mattina, è un mistero su cui le vecchie indagini non hanno scavato più di tanto. Invece ieri mattina la Procura di Pavia, con un’altra delle mosse a sorpresa cui l’inchiesta-bis sulla morte di Chiara ha ormai abituato, rimandai carabinieri del Ris sul luogo del crimine.

Sembra tornare indietro di diciott’anni, la villa circondata dagli uomini in tuta bianca. E la prima reazione è di incredulità: cosa pensano ancora di trovare in una casa che è tornata - con fatica e dolore ad essere abitata dai genitori di Chiara?
La spiegazione è un’altra. Non si cercano tracce di sangue o di Dna.

Si analizza centimetro per centimetro com’è fatta la casa: supertecnici armati di rilevatori ricostruiscono a tre dimensioni il percorso compiuto da Chiara, dalla soglia di casa fin giù, sugli ultimi gradini delle scale dove è stata scaraventata e di nuovo colpita. É un lavoro crudele, ma va fatto. Bisogna capire come abbia sanguinato, sotto i colpi dell’assassino sempre più forti, schizzando sui muri e allagando il pavimento. Da lì si potrà capire in che punto era l’uomo che la colpiva. E se l’impronta 33, l’orma palmare lasciata da Andrea Sempio sul muro, coincide con la posizione che in quel momento poteva avere l’assassino.

É un passaggio ad alta tecnologia di una indagine che dei progressi scientifici avvenuti negli anni ha fatto una delle sue ragioni d’essere. I carabinieri in tuta bianca arrivano di buon mattino in via Pascoli, dove li attendono Giuseppe e Rita Poggi, i padroni di casa: ma c’è anche Angela Taccia, avvocato di Andrea Sempio, invitata a presenziare a conferma che anche ieri nel mirino c’è il suo assistito. Si usa lo strumento della «triangolazione» previsto dal protocollo internazionale della Bloodstain Pattern Analysis, ogni punto di impatto del corpo, del sangue e delle impronte viene incrociato nel software. A lavorare non sono gli uomini del Ris di Parma ma i loro colleghi della sezione di Cagliari, specializzati nella ricostruzione 3-D. Si presentano armati di droni che sorvolano a lungo la villa e il giardino, e questo dice che l’obiettivo finale della Procura è una ricostruzione completa del percorso di chi quella mattina suonò al cancello della villa: quando, senza incredibilmente essere visto da nessuno, entra ed esce dalla villa. In mezzo, il delitto.

Il decreto dei pm dispone il sopralluogo «dovendosi accertare le tracce e gli altri effetti materiali» del delitto, pertanto «occorre procedere a ispezione dell’immobile» nonché «rilievi fotografici dei luoghi al fine di verificare le circostanze sopra indicate ed in particolare l’attuale stato dell’immobile». Lo stato dell’immobile che è peraltro identico al 2007, nessun muro è stato spostato.
Il percorso che il Ris analizza è il medesimo che si trovò davanti il carnefice di Chiara.

Si tratta, in realtà, di un remake di qualcosa già visto: non durante il primo processo a Alberto Stasi, terminato con la sua assoluzione, dove la casa dei Poggi venne ricostruita in un set televisivo, ma nell’appello-bis che invece portò alla condanna di Stasi, con la

perizia geomatica che portò alla «rete tipografica tridimensionale», con total station Leica e prismi tridimensionali: e che fu decisiva nella condanna di Stasi. Oggi, nuove indagini, nuovi mezzi, forse un altro imputato.

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