Cronaca giudiziaria

"Non mi trasferisco". E il giudice dà ragione all'azienda che la licenzia

Licenziata dopo aver rifiutato il trasferimento a Piacenza a seguito dei reclami nei suoi confronti inoltrati dalla catena di negozi presso la quale prestava servizio. Il giudice ha però dato ragione all'impresa

"Non mi trasferisco". E il giudice dà ragione all'azienda che la licenzia

Era stata licenziata dall'azienda per la quale lavorava, per non essersi presentata nella nuova sede di lavoro che le era stata assegnata. E proprio nelle scorse ore, il giudice ha dato ragione alla ditta: licenziamento legittimo, considerando la dinamica degli avvenimenti. Nulla da fare quindi per la donna di 37 anni originaria di Lucca che aveva fatto ricorso contro il provvedimento, e che non sarà quindi reintegrata. Stando a quanto riportato dal sito online Luccaindiretta.it, tutto sarebbe iniziato ormai tre anni fa, quando la trentasettenne venne assunta da una società nazionale che opera in varie regioni italiane come addetta alla sicurezza non armata. E dopo un periodo di prova aveva firmato un contratto a tempo indeterminato anche se part-time.

Nel 2020 iniziò quindi a lavorare in una catena di prodotti tecnologici, tra Lucca e Pisa. Al secondo anno però qualcosa va storto: nel 2021, la ditta le inviò una lettera di richiamo nella quale le venivano contestate varie condotte da lei tenute durante l’orario di lavoro, giudicate in violazione dei doveri contrattualmente assunti anche nei confronti della committente. A spingere la dirigenza ad inviare la comunicazione, fu la ricezione di una precedente missiva da parte della catena di negozi che definiva la trentasettenne "persona non gradita" in tutti i suoi punti vendita toscani. A quel punto, i vertici aziendali decidevano di metterla in cassa integrazione, pensando inizialmente a licenziarla in quanto non avevano altri posti di lavoro da assegnarle sul territorio regionale. Un proposito, quest'ultimo, non concretizzatosi: la situazione si sarebbe sbloccata nei primi mesi dello scorso anno, quando le proposero di lavorare sempre come addetta alla vigilanza in un negozio situato in Emilia - Romagna. La lavoratrice si sarebbe tuttavia rifiutata di lavorare a Piacenza, preferendo restare in Toscana.

Avrebbe quindi disertato il primo giorno di lavoro in segno di protesta e a seguito di tutto ciò fu licenziata. E a quanto pare è stata proprio quest'ultima azione effettuata dall'ex-dipendente a risultare decisiva per far pendere la bilancia dalla parte degli ormai ex-datori di lavoro.

“Grave e contrario a buona fede è invece certamente l’inadempimento della ricorrente che non si è presentata sul luogo di lavoro assegnatole con il provvedimento di trasferimento - si legge nella sentenza del tribunale di Lucca - pretendendo di riprendere il servizio presso il luogo di lavoro di Lucca, asserendo l’inesistenza di ragioni tecniche, produttive e organizzative espresse dall’impresa, senza peraltro attivarsi per una verifica giudiziale dell’illegittimità del trasferimento con gli strumenti previsti, dalla legge e dal contratto, a garanzia del lavoratore in caso di trasferimento illegittimo”.

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