
C'è un'altra impronta che potrebbe essere interessante tra quelle ritrovate sulla scena del crimine. Non solo la numero 33, oggetto delle analisi dei nuovi consulenti della procura pavese al lavoro sul delitto di Garlasco, gli esperti Gianpaolo Iuliano e Nicola Caprioli. Perché che non fosse insanguinata, la 33, era stato considerato pacifico nel 2007 dopo che ben due test effettuati dal Ris di Parma dell'epoca, il combur test e l'opti test, avevano stabilito che non c'erano tracce ematiche. E anche se oggi si scopre che inequivocabilmente la 33 appartiene ad Andrea Sempio, un amico del fratello di Chiara Poggi, Marco, sembra che questo non provi granché visto che l'oggi 37enne all'epoca frequentava la villetta di via Pascoli insieme ad altri amici. E andava dappertutto, "tranne nella camera da letto dei Poggi"; come hanno specificato in questi giorni di bufera mediatica i suoi avvocati Marco Lovati e Angela Taccia. È vero che i carabinieri del nucleo investigativo stanno cercando il grattato da impronta 33 per effettuare nuovi esami ematici, alla ricerca del dna. Ma è vero anche che finora non è stato trovato, e anche se fosse, non è detto che possa essere utile allo scopo.
Ma veniamo all'altra impronta oggetto delle attenzioni degli investigatori, che è la numero 10. I pm Stefano Civardi e Valentina Di Stefano, guidati dal procuratore Fabio Napoleone, chiedono ai consulenti "l'analisi tecnica di tutte le impronte repertate sulla scena del crimine e sugli oggetti analizzati presso i laboratori del Ris di Parma non ancora attribuite", "la possibilità di ritenere - allo stato attuale della scienza e della tecnica - comparabili le impronte di cui al punto 1", "la comparazione delle impronte di cui al punto 1 con le impronte dell'indagato Andrea Sempio e di Alberto Stasi", "ogni altro accertamento tecnico ritenuto utile ai medesimi fini".
Stabilito che l'impronta 33 è di Sempio, ma non c'è sangue, c'è un'altra strada che verrà percorsa nei prossimi giorni, ed è quella dell'incidente probatorio che verrà effettuato il 17 giugno. Sull'impronta numero 10 si cercheranno tracce del sangue di Chiara: perché è così importante? Perché se ci sono tracce ematiche, si potrà provare a compararla con impronte interessanti. L'impronta numero 10 ", si trovava vicino alle manopole della serratura della porta di ingresso della villa. Secondo i carabinieri, nel 2020, era stata generata da una "mano sporca". Eppure, "non è mai stata oggetto di approfondimenti di natura genetica" volta ad accertare se fosse stata sporca "di sangue (della vittima o di altri) o se fosse altra sostanza".
Il motivo per cui non fu approfondita, è nel decreto di archiviazione dello stesso Sempio, avvenuto per ordine del gip Pasquale Villani il 30 luglio 2020. "L'impronta è stata osservata tre giorni dopo il delitto, quando sulla porta di ingresso erano transitate numerosissime persone". Dunque, argomentava il giudice, poteva essere di chiunque, pacificamente anche di Stasi che entrò nella villetta intorno all'ora di pranzo e poi fuggì immediatamente senza avere neanche provato a sfiorare la sua fidanzata, uccisa e precipitata in fondo alle scale della cantina. Insomma, non avrebbe provato nulla, secondo il gip. Certo. Ma se fosse sporca di sangue, il discorso sarebbe diverso: una mano sporca di sangue può essere solo dell'assassino.
Nella consulenza tecnica da poco depositata la 10 è stata confrontata con una serie di persone: alcuni familiari di Chiara, tra cui i genitori, il fratello e la cugina Stefania Cappa, tre amici del fratello Marco che frequentavano la villetta. Tutti i confronti avvenuti con i cartellini foto-segnaletici hanno dato "esito negativo".
È stata confrontata anche con l'impronta di Sempio e con quella di Stasi: non appartiene a nessuno dei due. Se fosse insanguinata, e si riuscisse a compararla, si arriverebbe alla chiusura del cerchio. Qualunque esso sia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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