
"Questa sentenza è una sconfitta di tutte" ha commentato Lucia Regna - la donna vittima di una aggressione da parte dell'ex marito - in merito alla decisione dei giudici del tribunale di Torino.
La reazione
La donna ha parlato dopo un lungo incontro con la sua psicologa dato che - come spiega in un'intervista a La Stampa - ha chiesto supporto per leggere il documento in merito all'assoluzione dell'ex per il reato di maltrattamenti. Sebbene lei abbia provato a documentare anni di soprusi, le toghe lo hanno condannato solo per il reato di lesioni, dopo che lui le ha spaccato la faccia. "Ha sfaldato il matrimonio di sua iniziativa", "È portatrice di macroscopici interessi personali e patrimoniali" sono solo alcune delle frasi scritte sulla sentenza riferite alla vittima. Secondo il tribunale l'imputato "va compreso" dato che dopo essere stato lasciato si sentiva "vittima di un torto". "Un sentimento molto umano e comprensibile per chiunque", conclude la sentenza.
"Mi sono messa a piangere" - racconta Lucia Regna - "è una sentenza piena di commenti personali contro di me" riferendosi alla parte del documento che tratta di "interessi macroscopici e patrimoniali". Secondo la donna questo è un documento "pieno di giudizi personali" contro di lei. "Mi fa male leggere che siccome io l'avevo lasciato, lui aveva una giustificazione per tutto, anche per arrivare al massimo grado di violenza. Così si lasciano liberi gli uomini di massacrare le proprie fidanzate. Così si creano dei precedenti". Precedenti che possono essere utilizzati dai violenti dato che "comprendere un uomo violento significa giustificare chiunque sia come lui e qualunque forma di violenza" e quando si parla di violenza non si intende solo ed esclusivamente quella fisica, ma anche quella psicologica e verbale. Come nel caso di Lucia Regna quando riceveva insulti e denigrazioni dentro la sua casa e davanti ai propri figli.
"Lui mi gridava puttana, ti ammazzo, non sei una brava madre. Ho lasciato il lavoro perché voleva così. Ho capito dopo che è sbagliato" e qui la sensazione di ingiustizia: "Le urla e gli insulti sono violenza. Eppure leggo che lui va compreso, perché era amareggiato". Una sentenza che ferisce per la seconda volta. "Sono delusa. Questa sentenza è una sconfitta per tutte. Ho paura per quelle che verranno dopo di me, che potranno subire il mio stesso trattamento". Poi la preoccupazione per tutte le donne che hanno visto seguito la vicenda. "Una donna penserà: ma perché devo denunciare un uomo, se poi trattano me come l'imputata, dopo che ho preso io botte e insulti?"
Il pensiero
"Mi sono sentita giudicata. Mortificata" un pensiero tipico della teoria della vittimizzazione secondaria, per cui, in un processo viene giudicata la parte offesa anche se non ha commesso reati. "Temo - continua - che un pregiudizio o più di uno siano alla base della decisione" spiegando che essendo lei donna ed avendo deciso di lasciare lui, il suo pensiero vale meno di quello di lui. Un commento deciso contro la decisione del collegio che ha riconosciuto il pestaggio e condannato l'imputato.
Il futuro
"Per fortuna ci sono tre gradi di
giudizio" conclude la donna, aspettandosi che "la sentenza venga cambiata". Poi il passaggio sul giudice spiegando che se i giudici giudicheranno le donne "toglieranno loro il coraggio e sarà una carneficina".