Cronaca giudiziaria

"Mancano tracce evidenti di violenza". E il giudice scarcera lo straniero

Il ventenne somalo accusato di violenza sessuale ai danni di una trentenne a Bologna è stato scarcerato, a circa ventiquattr'ore di distanza dal fermo. Una decisione motivata dall'assenza di tracce evidenti del reato e dalla mancanza del presupposto della flagranza, al momento dell'arresto

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Era finito in manette pochi giorni fa, con le accuse di violenza sessuale, percosse e ricettazione: avrebbe seguito sin sulla porta di casa, palpeggiato e tentato di violentare una donna di 30 anni, aggredendo successivamente a suon di calci anche una ragazza ventenne intervenuta in soccorso della vittima. A circa ventiquattr'ore di distanza dal fermo, il ventenne originario della Somalia protagonista di questa vicenda è tuttavia già stato rilasciato. I motivi? L'arresto non è avvenuto in flagranza e non sarebbero emerse tracce evidenti di molestie o violenze. Queste, stando a quanto riporta oggi il quotidiano Il Resto del Carlino, le motivazioni con le quali il pubblico ministero ha chiesto ed ottenuto l'immediata scarcerazione del giovane straniero. I fatti contestati sono avvenuti qualche giorno fa a Bologna, nella zona universitaria.

Il principale indiziato, che avrebbe anche opposto resistenza agli agenti di polizia nel frattempo intervenuti ed aveva con sè uno smartphone risultato rubato, era stato riconosciuto dalle due giovani coinvolte loro malgrado in questa storia, che avevano segnalato la questione alle forze dell'ordine. "È lui, è quello lì", avrebbero fatto presente ai poliziotti sia la trentenne che ha denunciato il tentativo di stupro che la ragazza di 20 anni presa a calci dallo straniero durante la fuga. Nessuna delle due avrebbe avuto dubbi o tentennamenti, nell'indicarlo. L'uomo era quindi stato trasferito presso il carcere della Dozza. Per una detenzione durata circa un giorno, nonostante le testimonianze delle due donne. Due gli aspetti che avrebbero in particolare spinto il pubblico ministero Michela Guidi a chiedere, ottenendola, l'immediata liberazione del detenuto: innanzitutto sarebbe venuto meno il presupposto della flagranza. Sempre stando a quanto ricostruito, gli operatori lo hanno infatti rintracciato in un secondo momento, quando il ventenne risultato poi irregolare sul territorio nazionale si era già allontanato.

Avrebbe pesato poi sulla decisione anche la mancanza di tracce evidenti (biologiche e non) del reato di violenza sessuale addosso all’arrestato. L'uomo le avrebbe messo le mani addosso e l'avrebbe stretta a sè palpeggiandola (secondo quanto riferito dalla stessa trentenne agli inquirenti) ma le urla della vittima lo avrebbero convinto a darsi alla fuga e lo stupro non si sarebbe quindi consumato. E sulla base di tutto ciò, a dispetto di quanto dichiarato dalle due aggredite, il ventenne somalo è di nuovo a piede libero. Anche se dovrebbe lasciare l'Italia: dopo esser stato scarcerato, è infatti stato trasferito al Cpr di Milano.

Considerando l'irregolarità della sua posizione, dovrebbero infine essere attivate le procedure per l'espulsione dal Paese.

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