Cronaca giudiziaria

Milano, bimbo in bici travolge un'anziana: dopo il papà, il pm indaga anche la mamma

Il piccolo ha travolto con la bici e ucciso un'anziana in un parco a Milano. La procura ha prima indagato il padre che era lì con lui, in seguito ha contestato l'omicidio colposo anche alla mamma che non era presente

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Una tragica fatalità, non c'è altra definizione possibile. Quando poi anche la giustizia ci mette lo zampino, però, lo sgomento diventa massimo. La storia risale al marzo scorso: siamo in un giardino pubblico di Milano e c'è un bimbo di 5 anni che sta imparando ad andare in bicicletta. Il padre lo sorveglia a breve distanza. In uno degli innumerevoli tentativi di stare in equilibrio, il piccolo smette di controllare il mezzo, sbanda e finisce contro una anziana. La signora, che ha 87 anni, stava passeggiando insieme a un'amica: non regge l'urto dopo l'impatto, perde stabilità anche lei, cade per terra. È qui che batte la testa al suolo: l'ambulanza la trasporta subito in ospedale, ma dopo qualche ora perde conoscenza e muore per via del trauma cranico.

Una tragedia immane. È qui però che la procura di Milano ci mette appunto, del suo: prima indaga il padre del bambino con l'ipotesi di omicidio colposo. "Non impedire un evento, che si ha l'obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo", recita infatti il codice penale. Ma qualche giorno dopo, in uno degli avvisi notificati in vista di un accertamento irripetibile, nello specifico l'autopsia della signora, emerge che è indagata anche la madre del piccolo. La signora, che ha 42 anni, risponde anche lei di omicidio colposo, pur non essendo presente al momento del fatto. Viene da chiedersi: come avrebbe potuto la donna, anche solo in via teorica, impedire il verificarsi dell'evento?

La coppia naturalmente chiede di rimanere anonima. L'avvocato che difende entrambi i genitori, Fausto Teti, sottolina la singolarità di una situazione che potrebbe accadere a chiunque. "Ritengo che la posizione della signora verrà presto archiviata. Se da un punto di vista civilistico, in via generale, i genitori possono essere chiamati a rispondere dei danni causati dai figli - dice a IlGiornale.it - la responsabilità penale invece è personale. E nella fattispecie non può essere ipotizzata una 'culpa in vigilando'". Nota: alla voce 'culpa in vigilando' è corredata questa definizione: "Espressione che indica la colpa sottostante alla responsabilità per il fatto illecito altrui, che viene attribuita a coloro che sono tenuti alla sorveglianza di determinate persone reputate non in grado di rendersi pienamente conto delle proprie azioni".

"Anche perché - sottolinea sempre il legale - la signora non era nemmeno presente quando il fatto è avvenuto".

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