Investe la figlia di 18 mesi. Il pm: "Non condannatela, ha già il suo ergastolo"

La donna avviò l'auto e, senza accorgersene, travolse la piccola mentre stava giocando. Per il pubblico ministero un'eventuale condanna "costituirebbe una sorta di trattamento contrario al senso di umanità"

Investe la figlia di 18 mesi. Il pm: "Non condannatela, ha già il suo ergastolo"
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É destinata a far discutere la decisione del pubblico ministero di Milano Paolo Storari che ha chiesto al giudice per le indagini preliminari di archiviare l'accusa di lesioni personali gravissime colpose nei confronti di una donna che ha investito con l'auto la figlia di appena 18 mesi causandole una condizione neurologica gravemente menomante per tutta la vita. Secondo il magistrato costringere una madre a vedere il proprio figlio crescere con lesioni permanenti, e per giunta a causa propria, è già di per sé "un ergastolo con fine pena mai". La richiesta del pm al gip è quella di non procedere nei confronti della donna.

L'incidente nel cortile di casa

L'incidente è accaduto la scorsa estate in un paese dell'hinterland milanese che non è stato rivelato al pubblico per tutelare la privacy dell'indagata. La donna mise in moto l'auto e, senza accorgersene, investì la piccola mentre stava giocando nel cortile di casa. Per il magistrato che ha chiesto al giudice per le indagini preliminari di non punirla, un'eventuale condanna o lo svolgimento di un processo a carico dell'indagata "costituirebbe una sorta di trattamento contrario al senso di umanità", vietato dall'articolo 27 della Costituzione, la cui inviolabilità è assoluta. Perché, in questo caso, è la posizione del pm, anticipata da Il Dubbio e dal dorso milanese del Corriere della Sera, e il diritto penale non ha alcuna funzione da svolgere. Né per il reo né per la collettività.

Evitare di replicare alla brutalità con la brutalità

Come scrive l'avvocato Vittorio Manes nell'introduzione ai principi costituzionali in materia penale, riportato nella richiesta del pm, il diritto penale deve farsi carico della complessità del dolore umano, evitando di replicare "alla brutalità con la brutalità, alla violenza con la violenza, alla crudeltà con la crudeltà, e così stabilendo una differenza fondamentale che separa la pena dalla cieca vendetta". Di qui la richiesta all'Ufficio del giudice per le indagini preliminari di escludere la punibilità della madre per "tenuità del fatto" e, quindi, di archiviare la posizione della donna. Oppure, in subordine, di sollevare questione di legittimità costituzionale del reato di lesioni gravissime per possibile contrasto con il divieto di pene inumane.

In attesa della decisione del giudice per le indagini preliminari

L'auspicio del pm Storari è quello di"praticare il diritto non tanto come valore in sé, ma come strumento per arrivare alla soluzione più giusta, in un'ottica di umanità del punire che avvicina le norme alle persone (e non viceversa)". Il magistrato, in sostanza, vorrebbe evitare "una sproporzione tra reato e pena, che verrebbe in buona sostanza inflitta due volte ".

Tocca ora al giudice per le indagini preliminari decidere se vi sia uno spazio giuridico, e quale, per non aggiungere altro dolore al dolore, è la tesi dell'accusa, e per non raddoppiare quella sorta di "ergastolo con fine pena mai".

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