Turetta sabato mattina in Italia. E la difesa tenta la mossa per evitare l'ergastolo

Il 25 novembre il rientro a Venezia. Sarà effettuata una perizia psichiatrica sul giovane. Il padre: "Secondo noi era in stato confusionale"

Turetta sabato mattina in Italia. E la difesa tenta la mossa per evitare l'ergastolo
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Filippo Turetta sarà in Italia entro la fine della settimana: atterrerà sabato mattina a Fiumicino e dopo il disbrigo delle pratiche verrà trasferito a Venezia, dove lo attende il giudice per l'interrogatorio. Pagherà per quello che ha fatto, ma probabilmente non pagherà quanto ci si aspetta ed è questo a cui, alla fine, punta ogni avvocato per i suoi assistiti. Turetta andrà in prigione ma la strategia difensiva che, seppure legittimamente, stava approntando il suo ormai ex difensore, Emanuele Compagno, fa storcere il naso a molti. Infatti, si profila per lui la perizia psichiatrica. Nella giornata di oggi è stata data comunicazione di un cambio di difesa per Turetta, che d'ora in poi si affiderà a Giovanni Caruso.

"Perché dovremmo escludere di ricorrere a una perizia? Questo non per esonerare il ragazzo da ogni responsabilità, ma questo per capire davvero fino in fondo che cosa c'è stato nella mente", ha dichiarato nelle ore precedenti Compagno. Per basare la sua richiesta di perizia psichiatrica, l'avvocato mette in evidenza che fino all'11 novembre, giorno dell'omicidio di Giulia Cecchettin, Turetta sia stato percepito da tutti come un "ragazzo modello". Il padre Nicola, in qualche modo, sembra aver trovato una spiegazione, che pare voler indicare al figlio la strada da percorrere per evitare l'accusa di premeditazione per l'uccisione e, quindi, l'ergastolo: "Mi sembra impossibile. Ma poi dicono dello scotch, del coltello, non so cosa pensare... Forse voleva sequestrarla per non farle dare la tesi e poi la situazione è degenerata".

Ma il padre di Turetta, per allontanare ulteriormente i dubbi di premeditazione, nei giorni scorsi ha aggiunto: "Secondo noi era in stato confusionale. Ha vagato senza una meta, non è tornato perché probabilmente aveva paura. Segno che non aveva un piano". Su questo saranno gli inquirenti a fare chiarezza quando Turetta e l'auto saranno in Italia. Sembra ormai acclarato che Filippo non abbia accettato la fine della relazione con Giulia, come dimostrano le sue dichiarazioni alla polizia tedesca: "Ho ucciso la mia ragazza".

La premeditazione rimane in sospeso per il momento, il gip non gliel'ha contestata, ma la presenza di un coltello da cucina nell'auto sulla quale è scappato in Germania, così come lo scotch e i sacchi neri con i quali ha coperto il corpo di Giulia, nonché i guanti, qualche dubbio lo sollevano. Il sequestro andato male sembra, appunto, la scappatoia dalla premeditazione. Anche la richiesta di rito immediato, nonché l'eventuale collaborazione di Turetta, potrebbero alleggerire la sua posizione. Ora tutto sta nell'aspettare il suo rientro in Italia.

È probabile che anche la procura chieda una perizia psichiatrica ma, ancora una volta, il pretesto dell'infermità mentale, o della semi-infermità, rischia di sollevare il colpevole da una condanna giusta.

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