
Prima del terzo incidente probatorio di venerdì 4 luglio, sono stati ripetuti gli esami sui resti della spazzatura repertata nella villetta di Garlasco, dove il 13 agosto 2007 è stata uccisa Chiara Poggi. Nonostante la ripetizione, il risultato è stato lo stesso: su quei reperti ci sono solo due Dna, quello di Alberto Stasi e quello della vittima. Le tracce sono state rinvenute sul piattino di plastica, sul sacchetto dei rifiuti e sulla linguetta dei Fruttolo. In tutti questi reperti è stato trovato il Dna di Chiara, così come sulla scatola dei cereali che la mattina dell'omicidio è stata trovata sul divano. Il profilo di Stasi, invece, era nella cannuccia del the freddo: questa è l'unica traccia di Dna dell'ex fidanzato di Chiara, condannato a 16 per l'omicidio.
Dagli atti risulta che Stasi la notte prima dell'omicidio ha bevuto una birra mentre mangiavano la pizza e la mattina lui è andato da Chiara solo quando lei non ha risposto ed era già morta. Con le nuove immagini, quindi, bisognerà collocare temporalmente quel bicchiere di the per capire quando Stasi possa averlo bevuto. Per il momento dalla procura non esce nulla, le indagini vengono condotte con il massimo riserbo e tutto quanto è stato finora riportato sono indiscrezioni di stampa. Tra queste c'è anche l'impossibilità di estrarre il Dna dall'impronta 10, e dalle circa 50 presenti sui fogli di acetato, a causa del poco materiale disponibile ma, se dovesse essere accolta la rischiesta di estensione dell'incidente probatorio, con l'aggiunta dei rilievi dattiloscopici, quel reperto potrebbe ancora parlare. L'impronta 10 viene considerata la "firma dell'assassino" e benché non vi sia Dna, non è detto che non possa esserci un'impronta digitale.
Con la fine dei programmi televisivi più visti, che vanno in pausa per le vacanza, è probabile che anche l'eco di risonanza del caso possa sgonfiarsi, almeno fino a ottobre, quando dovrebbero esserci i primi risultati ufficiali e allora si iniziera a capire con ragionevole certezza se questa indagine ha portato a nuovi sviluppi o se, invece, ha confermato quanto stabilito della precedente indagine, culminata con la condanna. Nel secondo caso si metterebbe la parola "fine" definitiva.
Una conferma che, però, ai genitori di Chiara sembra non servire, perché loro sono certi della colpevoleza di Alberto Stasi, così come stabilito dalla legge. "Non è che noi non vogliamo la verità.
Per noi la verità è quella stabilita dalla legge", hanno dichiarato i genitori della vittima in un'intervista fatta per Il Fatto Quotidiano, nella quale chiedono che gli inquirenti "verifichino tutto così non riaprono di nuovo l'indagine tra qualche anno". Una richiesta legittima da parte dei genitori di Chiara, avvallata anche dalla difesa di Stasi che, al contrario, sta cercando di dimostrare l'innocenza dell'unico condannato.