Salvini, l'odio (senza fine) della Ong tedesca: "Hai paura della prigione"

Dal fondatore di Sea-Eye l'ennesimo attacco al vice premier, imputato nel processo Open Arms: le organizzazioni dei migranti ora tentano di allinearsi alla magistratura

Salvini, l'odio (senza fine) della Ong tedesca: "Hai paura della prigione"
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Matteo Salvini rischia 6 anni di prigione e le Ong tedesche gongolano. È questo il paradosso di quanto sta accadendo a causa del processo in corso a Palermo per il caso della nave Open Arms. Il ministro deve rispondere dell'accusa di sequestro di persona e ora le Ong straniere, che si sentono spalleggiate dalla magistratura, hanno dato il via allo show, con l'obiettivo di essere legittimate. Forse, sperano in questo modo di ricevere trattamenti di riguardo in prossimi ricorsi. Hanno messo nel mirino il vicepremier italiano e stanno provando di accreditarsi con l'opinione pubblica, nella speranza di una condanna per il ministro. L'ultimo in ordine di tempo a essersi espresso è Gorden Isler, audace fondatore della Ong tedesca Sea-Eye, che lo scorso anno ha ottenuto lauti finanziamenti da parte del Budestag per mezzo del governo tedesco.

Ben 365mila euro sono entrati nelle case della Ong solo nel 2023, soldi provenienti dalle istituzioni tedesche che sono serviti per sbarcare in Italia, con la pretesa di avere un porto solo e soltanto nel nostro Paese, migliaia di migranti irregolari. E ora Isler si sente in diritto, e autorizzato, di prendersi gioco di un ministro della Repubblica e di salire in cattedra per dare paradossali lezioni a un esponente di governo di un Paese che non è nemmeno il suo. "Matteo Salvini ha paura di andare in prigione. Ora sta organizzando una campagna per fare pressione sulla magistratura italiana", scrive Isler. Il ministro, unico imputato nel processo, sta semplicemente esercitando il suo diritto alla difesa: o forse non gli è permesso nemmeno questo perché i tedeschi non gradiscono?

"I politici devono capire in questo momento che nessuno è al di sopra della legge. Non importa quanto grandi siano il suo ego e le sue ambizioni", scrive ancora Isler, il che è paradossale. Le Ong, compresa la sua, violano sistematicamente le leggi italiane. E lo fanno con la consapevolezza di trovare giudici pronti a contestare il decreto Piantedosi sul piano ideologico. Ormai è diventata una consuetudine radicata ed è anche per questo motivo che, da sabato, le organizzazioni non governative fanno la voce grossa. Isler sembra, per altro, voler sfidare Salvini: lo provoca sui social, risponde ai suoi tweet e lo menziona spesso alla ricerca di attenzioni. "Sei responsabile della sofferenza inutile di molte persone. Hai impedito molte missioni di salvataggio. Avremmo potuto salvare molte persone in più in quegli anni. Non hai mai pensato alla sicurezza dell'Italia, solo alla tua carriera politica", ha scritto ancora rivolgendosi a Salvini.

Eppure, Salvini è a processo proprio perché, in nome della sicurezza del Paese che rappresenta, ha cercato di evitare che soggetti di cui non si conosce provenienza, nazionalità, nome e storia precedente, facessero ingresso nel Paese. O, meglio, in Europa, visto che l'Italia è un confine esterno dell'Unione.

La domanda da fare a Isler, secondo il quale Salvini ha agito per "carriera" e non per "tutela", qualunque cosa voglia dire, è sempre la stessa: perché, pur avendo offerte di altri porti aperti, in quell'occasione Open Arms ha fatto trascorrere ai migranti due settimane in mare pur di sbarcare, testardamente, in Italia? Perché le Ong, compresa la sua, preferiscono raggiungere porti come Ravenna, Livorno o Savona, pur di non chiedere porti alla Francia, quindi in Corsica, alla Grecia, alla Croazia, all'Albania? Eppure, sono tutti Paesi più vicini e indubbiamente sicuri.

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