Scontri proPal a Milano, liberati i due studenti. La psicologa: "Sono solo adolescenti sensibili"

I due 17enni sono stati arrestati il 22 settembre per gli scontri in stazione Centrale, al termine del corteo per Gaza. Il Riesame: "I domiciliari misura sproporzionata, devono andare a scuola"

Scontri proPal a Milano, liberati i due studenti. La psicologa: "Sono solo adolescenti sensibili"
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L'obbligo di restare a casa non è "né adeguato, né proporzionato". È invece "fondamentale" che i ragazzi frequentino regolarmente la scuola, che seguano un percorso psicologico o psicoterapeutico (sia da soli, che con i genitori), e che partecipino a uno o più incontri sul tema del diritto e della legalità per "approfondire il percorso di riflessione e di rielaborazione già iniziato". È stato chiaro il Riesame davanti a cui si sono rivolti i legali dei ragazzi di 17 anni, entrambi studenti liceali, per rimetterli in libertà dopo la misura cautelare dei domiciliari (per i minorenni si chiama obbligo di permanenza in casa).

I giovani sono rimasti coinvolti negli scontri del 22 settembre alla stazione centrale di Milano: è stato qui che, a pochi passi dai viaggiatori che normalmente frequentano lo scalo, che si è staccata una branca del corteo-fiume in solidarietà alla Global Sumud Flotilla che stava viaggiando con aiuti verso Gaza. Pur avendo, secondo i giudici, spinto e forzato le porte della stazione, scontrandosi con gli agenti posti a presidio (anche se nel frattempo sono state prodotte nuove immagini da parte degli avvocati Mirko Mazzali e Guido Guella, che verranno riviste in un eventuale processo), non avrebbero invece partecipato alla "guerriglia urbana", cioè alla devastazione di oggetti e vetrate in centrale. "I minori hanno partecipato solo alla primissima parte dei disordini del 22 settembre - scrive il Riesame - e i fatti vanno riletti nel contesto del clima di agitazione collettiva che ha, in modo crescente, diversamente animato, soprattutto nel corso del pomeriggio, la manifestazione che si è svolta per tutta la mattina in modo pacifico". Il Riesame osserva che i ragazzi hanno compreso di essersi lasciati coinvolgere in una situazione "pericolosa", e le loro dichiarazioni sono apparse spontanee e frutto di una riflessione e di un'autocritica che li ha coinvolti e provati.

Nel provvedimento vengono citati alcuni passaggi della psicologa che li ha sentiti su richiesta di una educatrice del Cpa, cioè il centro di prima accoglienza in cui vengono portati i minorenni in stato di fermo o di arresto. Secondo la terapeuta, i due ragazzi "hanno entrambi un profilo molto diverso da quello del facinoroso e non sono direttamente coinvolti nelle vicende palestinesi.

Si tratta di adolescenti italiani simpatizzanti, sensibili, intelligenti, strumentati, alle prese con questioni personali che tenderebbero a spegnerli e che invece hanno ricercato, certo in modo disfunzionale, di canalizzare angosce, rabbie ed inquietudini individuali e collettive attraverso l'attivismo politico".

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