Sterminò la famiglia a Paderno: omicida 17enne condannato a 20 anni

Nel 2023 a Paderno Dugnano, uccise mamma, papà e fratello. L'avvocato del giovane: "Sconcertato, pena è punitiva"

Sterminò la famiglia a Paderno: omicida 17enne condannato a 20 anni
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Una pena severissima per il 17enne autore di una delle stragi familiari più efferate che si ricordino negli ultimi mesi. La giudice Paola Ghezzi del Tribunale per i minorenni di Milano ha condannato a 20 anni di carcere Riccardo C., l'allora diciassettenne che nella notte tra il 31 agosto e il primo settembre scorso sterminò a coltellate la famiglia - la madre Daniela, il padre Fabio e il fratello di 12 anni - nella villetta dove vivevano a Paderno Dugnano, comune alle porte di Milano. Il giudice pur tenendo conto delle attenuanti generiche e della minore età, ha ritenuto sussistere la premeditazione e non ha riconosciuto invece il vizio parziale di mente certificato da una perizia. La condanna è quella massima prevista in caso di rito abbreviato, ed è la pena che stamane aveva chiesto la pubblica accusa.

Il difensore Amedeo Rizza, invece, aveva chiesto il proscioglimento per incapacità totale. Di vizio di mente totale ha parlato l'esperto nominato dal difensore in una consulenza che è agli atti. "Sono rimasto un po' sconcertato non dal mancato riconoscimento della semi infermità, attestata dai periti nominati dal tribunale, ma nel momento in cui il tribunale ha concesso attenuanti generiche e della minore età con criterio di prevalenza su tutte le altre aggravanti, arrivare alla pena di 20 anni mi sembra una pena con un atteggiamento punitivo", ha dichiarato l'avvocato dopo il pronunciamento della sentenza.

"Volevo essere immortale, uccidendoli avrei potuto vivere in modo libero", aveva detto il ragazzo a verbale. Il plurimo omicidio, rimasto senza un reale movente, è avvenuto dopo la festa di compleanno del papà. "È stato quella sera che ho pensato di farlo", aveva riferito davanti alla gip Laura Margherita Pietrasanta, dopo l'arresto nelle indagini delle pm Sabrina Ditaranto ed Elisa Salatino, condotte dai carabinieri.

Nella perizia psichiatrica, depositata il 14 marzo e firmata da Franco Martelli, si spiegava che il ragazzo viveva tra realtà e "fantasia", voleva rifugiarsi in un mondo fantastico, che lui chiamava della "immortalità", e per raggiungerlo nella sua mente era convinto di doversi liberare di tutti gli affetti. "Volevo proprio cancellare tutta la mia vita di prima", aveva messo a verbale, parlando di quel "malessere" che durava da tempo, ma che si era acuito in estate, e dicendo di sentirsi "estraneo" rispetto al mondo.

Il Tribunale per i minorenni già nelle scorse settimane ha disposto per il ragazzo cure specifiche in un percorso di recupero psicologico e psichiatrico. Gli altri familiari, tra cui i nonni, sono sempre rimasti vicini al ragazzo.

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