Lo ammette pure l'Anm: "Un processo lungo 30 anni non è da Paese civile"

Ventiquattro ore dopo la polemica a distanza con Marina Berlusconi, Cesare Parodi cerca di specificare le sue dichiarazione rilasciate ieri secondo le quali la famiglia del Cavaliere "ha avuto giustizia, basta lamenti"

Lo ammette pure l'Anm: "Un processo lungo 30 anni non è da Paese civile"
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Cesare Parodi cerca di spegnere il fuoco delle polemiche scaturite nella giornata di ieri dopo la replica velenosa nei confronti di Marina Berlusconi. La figlia del Cavaliere, in una lettera inviata al nostro Giornale, aveva commentato il dispositivo della Corte di Cassazione - che ha rigettato il ricorso del Pg di Palermo riguardo alla richiesta di sorveglianza speciale e confisca dei beni per Marcello Dell'Utri e i suoi familiari - denunciando "trent'anni di vita avvelenati e devastati dalle calunnie e dalle false accuse" sulla collusione tra suo padre e la mafia. E il presidente dell'Associazione Nazionale dei Magistrati aveva risposto così alla presidente di Fininvest: "Chi fa queste affermazioni ha avuto una risposta in termini di giustizia. Allora perché lamentarsi di una giustizia che comunque arriva a un risultato che viene condiviso?".

Subito dopo era partita una ridda di dichiarazioni di sdegno soprattutto dagli ambienti di Forza Italia. Dopo di che, questa mattina, è arrivata una prima retromarcia da parte dello stesso Parodi: "Sono lieto di poter precisare il concetto perché ci tengo molto. Al di la del caso singolo, che non amo commentare, ogni sentenza deve essere giudicata sotto due profili, il contenuto finale, condanna o assoluzione, e i tempi di tutto il procedimento penale - ha dichiarato il capo dell'Anm nel corso dell'ultima puntata di "Omnibus", in onda su La7 -. Se guardiamo all'esito finale possiamo dire che corrisponde e va benissimo. Cosa non ha funzionato? Non ha funzionato la tempistica di questa vicenda, perché qualunque vicenda giudiziaria dura 30 anni è un qualcosa che un sistema civile non dovrebbe conoscere".

"L'esito finale è stato positivo, ma quello che non ha funzionato è la tempistica", ha voluto specificare ancora Parodi in televisione, aggiungendo che "se la signora Berlusconi si lamenta dei tempi sono d'accordo con lei, e vale per tutti i cittadini. Persecuzione? Se è avvenuto è qualcosa che io assolutamente condanno, non ho il minimo dubbio, ma io non so è avvenuto. Non siamo qui per fare una giustizia privata. Non so se in questo caso sia accaduto, quindi non posso dare un giudizio. Certamente la giustizia non può essere strumentalizzata a fini politici". Una dichiarazione da (leggero) dietrofront che comunque non cancellerà definitivamente lo scontro tra politica e magistratura.

Anche perché nella primavera 2026 si terrà il referendum confermativo sulla riforma costituzionale della giustizia voluta dal ministro Carlo Nordio, che prevede la separazione delle carriere. Giovedì 30 ottobre ci sarà il quarto (e ultimo) voto definitivo del Parlamento sul provvedimento. Poi, verso la prima metà di febbraio, il governo Meloni fisserà ufficialmente la data della consultazione referendaria al termine dei 90 giorni canonici di tempo durante i quali parlamentari o consiglieri regionali oppure cittadini avranno diritto di chiederla; con il voto popolare (senza quorum previsto) che si terrà presumibilmente tra aprile e maggio prossimi. E l'Anm promette battaglia: "Abbiamo numeri che ci fanno pensare che la partita è aperta.

Io voglio difendere questi valori fino alla fine. Se non ce la faremo continuerò serenamente il mio lavoro - conclude Parodi -. Dobbiamo parlare alla gente, andando in circoli e associazioni, facendo un discorso molto onesto".

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