
Un Paese senza voce femminile è un Paese destinato all’oscurità. Con l’ultimo decreto del governo talebano, che ha bandito dai corsi universitari afghani i libri scritti da donne e 18 materie considerate “in conflitto con la Sharia”, l’Afghanistan compie un ulteriore passo verso la desertificazione culturale.
I volumi "preoccupanti" perchè firmati da autrici
Secondo quanto riportato dalla Bbc, oltre 140 volumi — testi che spaziano dalla chimica alla sociologia — sono stati rimossi dalle biblioteche accademiche. Non si tratta soltanto di narrativa o saggi di genere: perfino manuali tecnici come Sicurezza nei laboratori chimici sono stati bollati come “preoccupanti” perché firmati da autrici. Un paradosso che rivela la natura profondamente ideologica di questo divieto: non è la materia a essere incriminata, ma la firma femminile, cancellata come se non fosse mai esistita.
Le restrizioni
La decisione si inserisce in una sequenza di restrizioni sempre più feroci. Dalla chiusura dei corsi di ostetricia alla fine del 2024 al divieto di istruzione per le ragazze oltre la sesta elementare, fino alle nuove censure su diritti umani e molestie sessuali, tutto concorre a ridurre le donne a una condizione di invisibilità forzata. È come se metà della popolazione venisse espulsa non solo dalle aule, ma dalla storia stessa del Paese.
Il regime
Il regime, dal canto suo, rivendica di “rispettare i diritti delle donne secondo la propria interpretazione della cultura afghana e della legge islamica”. Una formula che suona come l’ennesimo paravento per giustificare ciò che, agli occhi del mondo, appare un sistematico annientamento delle libertà fondamentali. Il controllo passa anche dalle infrastrutture: nello stesso arco di giorni, la fibra ottica è stata vietata in almeno dieci province per “prevenire l’immoralità”. La censura, dunque, non riguarda solo i libri o i corsi, ma l’accesso stesso all’informazione, alla rete globale delle idee.
La conoscenza è pericolosa
In questa cornice, il silenzio imposto alle donne afghane non è una semplice questione di diritti negati: è un colpo mortale al futuro del Paese. Senza istruzione, senza partecipazione, senza voce, ogni prospettiva di sviluppo viene soffocata.
Il messaggio dei talebani è chiaro: la conoscenza è pericolosa, soprattutto se a produrla o diffonderla sono le donne. Il mondo assiste, denuncia, talvolta protesta. Ma intanto, nelle università afghane, gli scaffali si svuotano dei libri “sbagliati”, e con essi si svuota la possibilità di un futuro diverso.