
Dopo venti giorni di navigazione, la missione della Global Sumud Flotilla si è interrotta a circa settanta miglia dalla costa di Gaza. Intorno alle ore 21, i quarantaquattro velieri coinvolti si sono trovati davanti a oltre sedici unità navali israeliane. Prima, alle 19.35, da parte delle autorità militari è arrivato un chiaro avvertimento: “Vi state avvicinando ad una zona del blocco navale. Per favore invertite la rotta verso il porto di Ashdod, dove gli aiuti saranno ispezionati e poi trasferiti alla Striscia di Gaza”.
L’intera giornata è stata animata dalla tensione tra droni, motovedette e persino un sottomarino. Durante la notte tra martedì e mercoledì, la fregata Alpino della Marina Militare italiana che da giorni scortava gli attivisti ha emesso un secondo e ultimo avviso ufficiale alle imbarcazioni in navigazione, nei pressi delle 150 miglia nautiche da Gaza. Dopo quel punto, le navi hanno proseguito autonomamente. Gli appelli per fermare la missione si sono moltiplicati ora dopo ora - Italia e Grecia hanno chiesto a Israele “di garantire la sicurezza e l’incolumità dei partecipanti”, invitando al tempo stesso i membri della Flotilla ad accettare l’offerta del Patriarcato latino di Gerusalemme per la consegna sicura degli aiuti - ma senza alcun effetto: diverse imbarcazioni hanno proseguito il viaggio verso la Striscia. Solo undici membri della Flotilla hanno scelto di concludere il proprio viaggio, salendo a bordo di un’imbarcazione della Marina turca che scortava il convoglio. Nessun italiano tra loro. Sono stati gli ultimi a evitare l’identificazione e il fermo da parte delle autorità israeliane.
Ed eccoci all’abbordaggio. Muniti di giubbotti di salvataggio, i circa cinquecento attivisti pro Pal si sono preparati seguendo il protocollo stabilito: nessuna resistenza in caso di abbordaggio, cellulare gettati in mare (per evitare possibili intrusioni nei dispositivi da parte dell’Idf) e collaborazione con le autorità. L’intervento delle forze israeliane – autorizzato anche in concomitanza con lo Yom Kippur tramite una dispensa rabbinica – ha incluso l’uso di idranti per disorientare gli equipaggi.
La prima imbarcazione a essere raggiunta e a sparire dalla diretta dalle onde è stata l’Alma, considerata la nave principale del convoglio. A bordo viaggiavano anche personalità note come la svedese Greta Thunberg (il ministero degli Esteri israeliano ha pubblicato su X il momento del suo arresto), l’italiano Tony La Piccirella e il brasiliano Thiago Avila. Subito dopo è toccato alla Andara e alla Karma, che ospitava a bordo anche i deputati del Partito Democratico. Gli attivisti hanno seguito tutte le regole prefissate: seduti, mani in alto, passaporti nelle tasche e giubbotti di salvataggio allacciati. Come riportato dal Messaggero, Tel Aviv ha organizzato il blitz in grande stile: 1.200 uomini dello Shayetet 13, le forze speciali navali, altri 600 uomini a terra.
La strada ora è tracciata. Come confermato dal ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, la Farnesina ha dato mandato all’ambasciata a Tel Aviv e ai consolati di Gerusalemme di assistere tutti gli italiani che verranno portati nel porto di Ashdod.
“Poi verranno espulsi, credo che un volo li porterà in Europa” con arrivo previsto per il pomeriggio successivo, la sottolineatura del vicepremier. Chi rifiuterà di firmare il documento che attesta il tentativo di ingresso illegale in Israele, affronterà un iter giudiziario con possibile slittamento a domenica o lunedì.