Le torri "Made in Italy" che proteggono Rafah: così scacciano l'ombra di Hamas

Le "Contower" della salentina R.I. group sono installate lungo la frontiera tra Egitto e Striscia di Gaza: si tratta di torri telescopiche funzionali alla difesa passiva

Le torri "Made in Italy" che proteggono Rafah: così scacciano l'ombra di Hamas

Il valico di Rafah, perennemente a rischio sfondamento e terrorismo, è tornato alla ribalta nelle ultime settimane. Pochi sanno che a protezione di questo snodo sensibile vi è un brevetto tutto italiano, realizzato dalla R.I. Group di Trepuzzi (Lecce): abbiamo, infatti, varcato i cancelli dell’azienda e abbiamo potuto capire come funzionano le CONTOWER®. Si tratta di torri telescopiche che fungono da avamposti di difesa passiva pensati per la protezione di basi e di compound.

L’azienda, a conduzione familiare, è nata nel 1973 in un casolare alla periferia di Leverano (Lecce), ma oggi è leader nel settore, lavorando in sinergia con governi, istituzioni locali e organismi Internazionali (Onu, Unione Europea, Nato). Nel corso degli anni, infatti, è finita con lo specializzarsi nella realizzazione di shelter e di soluzioni prefabbricate nei settori difesa, medical e civile, portando i suoi prodotti in giro per il mondo in aree complesse come il Medio Oriente, fornendo soluzioni logistiche di vario tipo in aree di conflitto e in contesti emergenziali.

Contower

Un’expertise acquisita e potenziata nel tempo: stabilimenti e sedi in tutto il mondo dal Kosovo al Libano, da Gibuti agli Emirati Arabi testimoniano la vocazione internazionale dell’azienda attraverso le sue suddivisioni locali (Afreco, R.I. Med, Arkos, R.I. Gulf e R.I. Egypt). Attività consolidate ad Haiti, Iraq, Afghanistan, raccontano la capacità del gruppo ad operare anche in zone disagiate ed in situazioni complesse. La missione dell’azienda, oltre a ciò, passa anche per un significativo contributo allo sviluppo delle economie locali mediante la creazione di join ventures, formazione e professionalizzazione del personale in loco. Oggi R.I. group conta circa 120 dipendenti in Italia e altrettanti nel mondo.

Dall'officina di provincia al Mondo

Osservando lo stabilimento che sorge nel nord Salento, a pochi km da Lecce, il gruppo potrebbe essere scambiato per una comune azienda produttrice di moduli prefabbricati. E, invece, solo osservando prototipi e plastici si comprende quanto questa azienda faccia la differenza nel mondo. Nello stabilimento di Trepuzzi un gigantesco totem ripercorre la storia aziendale, da quando la sua prima officina artigianale (Nuova OIME) si occupava di carpenterie metalliche e serramenti in alluminio. Un’intuizione che ebbe la fortuna di prendere al volo il treno del boom edilizio degli anni Settanta, che trascinò l’intero settore delle costruzioni.

La vera riconversione industriale avviene però nel 1990, con la neonata R.I. Srl, specializzando l’intera filiera nella costruzione di moduli prefabbricati, che porterà già nel 1992 alla collaborazione con l’Esercito italiano per le missioni militari all’estero. Nel 2006, dopo la guerra dell’estate tra Israele e Libano, R.I. group si occuperà della manutenzione dei compound militari legati all’UNIFIL. Due anni dopo, nel 2009, nel Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite viene sottoscritto il contratto per la fornitura di 2300 moduli di servizi igienici mobili per affrontare le crisi dell’Africa subsahariana.

Mappa del gruppo R.I.

La sfida logistica del valico di Rafah

Il valico di Rafah ha presentato numerose sfide logistiche nel corso del tempo, sin dalla sua creazione nel 1979. Un passaggio di circa dodici chilometri nella regione desertica del Sinai, gestito fino al 2005 dall’Autorità Aeroportuale israeliana, secondo i dettami del piano di disimpegno unilaterale, per poi passare alla missione europea Eubam fino al 2006. Il valico pose immediatamente il problema della sicurezza delle forze poste a controllo del passaggio stesso: nel giugno del 2006, infatti, il carrista israeliano Gilad Shalit venne catturato da un commando palestinese grazie a un tunnel scavato tra i sobborghi di Rafah e la località di Kerem Shalom.

L’assalto costò la vita ad altri due militari israeliani e il ferimento di quattro. Dal rifiutò di cedere al ricatto delle brigate al-Qassam e di liberare Shalit, Tel Aviv sferrò l’attacco alla Striscia di Gaza a partire dal 28 giugno dello stesso anno. Solo nell’ottobre del 2011, dopo aver respinto diversi ricatti, e acconsentendo alla liberazione di mille prigionieri palestinesi, il soldato dell’Idf venne liberato.

valico di Rafah

Dopo l’episodio del rapimento di Shalit, il valico venne riaperto ma blindato, di fatto, nel 2007. E ancora, nel 2008, circa 200 metri del passaggio vennero abbattuti dagli uomini di Hamas attraverso dinamite e bulldozer: una breccia che permise l’emorragia incontrollata di 350mila profughi palestinesi in Egitto. Da allora, Il Cairo ha avvertito sempre più la necessità di disporre di una logistica che possa non solo resistere agli attacchi armati e dei bulldozer, ma che sovraintendessse al controllo di confine, mettendo in sicurezza chi pattuglia l’area. A queste esigenze risponde uno specifico brevetto di R.I. group.

Cosa sono le "Contower"

Il progetto riguarda una torre mobile containerizzata (6058 X 2438 X 2438 mm), facilmente trasportabile su navi, aerei, treni e camion. Possiede un’altezza variabile da 2 a 8 metri. ed è completamente assemblata con protezione balistica personalizzata. La compattezza della struttura e dei dispostivi, permette di essere rapidamente collocata su qualsiasi tipo di terreno (asfalto, cemento, rocce, ghiaie, limi, sabbie, argille).

La torre è dotata di sistema di autoscarramento, autosollevamento e stabilizzazione senza l'utilizzo di gru, muletti o altre attrezzature esterne. L’intero sistema è perfettamente contenuto all’interno di uno shelter da 20 piedi. Si solleva fino ad un'altezza pari a tre piani, ma si può alzare anche solo parzialmente. La torre è costituita da quattro elementi: lo shelter di base, non protetto, più i primi due piani, blindati contro il 7,62 mm, ed infine il terzo e ultimo piano, protetto contro il 12,7 x108 mm perforante russo: nel piano più elevato possono essere ospitate fino a due sentinelle che dispongono di una serie di finestrelle per la sorveglianza dotata di vetri. blindati.

All'ultimo piano, inoltre, può essere dotato di un ulteriore protezione a rete nei confronti delle munizioni a carica cava, tipo granate di Rpg o altro. Poiché la torre è anche dotata di generatore elettrico, il comfort per eventuali sentinelle sarebbe assicurato anche in caso di lunghe permanenze. Tuttavia, la torre è innanzitutto pensata per essere priva di personale: risulta, dunque, possibile il comando a distanza.

I vantaggi di questo sistema sono numerosi: innanzitutto, in fase di trasporto è assolutamente indistinguibile da qualsiasi shelter comune. La torre può essere dispiegata in pochissimo tempo: necessita di circa 10 minuti per essere sollevata e di 30 per divenire pienamente operativa, non richiede opere civili come fondamenta o simili e quindi ha un'elevata mobilità complessiva. Questo tipo di tecnologia e di brevetto può trovare numerose applicazioni ulteriori come, ad esempio, faro di emergenza, torre radar, telecomunicazioni o altre piattaforme di sorveglianza.

L’arrivo delle Contower sul valico di Rafah non è strettamente legato all’emergenza di queste settimane, bensì ai precedenti dell’area e al controllo egiziano del valico stesso: il progetto di collaborazione con il governo egiziano è infatti avviato da tempo.

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