Brigitte Macron vittima di fake news transfobiche: al via il processo a Parigi

Influencer, politici e mediatori imputati per aver diffuso la falsa identità della première dame. La vicenda evidenzia un fenomeno globale che colpisce donne di spicco in politica

Emmanuel e Brigitte Macron
Emmanuel e Brigitte Macron
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Si è aperto davanti al tribunale della capitale francese il processo contro una decina di persone accusate di molestie online e diffamazione nei confronti di Brigitte Macron. La première dame non era presente in aula, ma a rappresentarla c’era il suo legale, Jean Ennochi. Gli imputati sono accusati di aver diffuso una fake news su scala mondiale secondo cui la moglie del presidente della Repubblica francese sarebbe nata uomo, con il nome Jean-Michel, che in realtà appartiene al fratello ottantenne di Brigitte Macron. La diffusione di tale informazione falsa ha scatenato un’ondata di commenti e condivisioni sui social network, alimentando molestie digitali e campagne di disinformazione. Se saranno giudicati colpevoli, gli imputati rischiano fino a due anni di carcere. Nel frattempo, un procedimento simile è in corso negli Stati Uniti, dove Brigitte Macron ha denunciato la diffusione della stessa fake news da parte dell’influencer Candace Owens.

Tra influencer, politici e mediatori

Sul banco degli imputati a Parigi siedono diverse figure di rilievo. Oltre a un politico, un gallerista, un insegnante e un informatico, figurano personalità note sui social: il pubblicitario e influencer Aurélien Porson-Atlan, noto come Zoé Sagan, e la medium e giornalista autodichiarata Delphine J., conosciuta con lo pseudonimo Amandine Roy. Durante una sospensione dell’udienza, Porson-Atlan ha convocato una conferenza stampa per denunciare presunte "molestie al contrario". La medium, invece, ha lasciato la parola al suo avvocato, secondo il quale lei si sarebbe limitata a "rilanciare l’attualità" senza inviare messaggi diretti alla première dame. Amandine Roy era già stata condannata in primo grado per diffamazione, con l’obbligo di risarcire Brigitte Macron e il fratello Jean-Michel, ma era stata assolta in appello. La giuria aveva stabilito che affermare che una persona abbia compiuto una "transizione di genere" non costituisce un attentato all’onore.

Il ruolo della famiglia e delle testimonianze

Uno dei momenti più attesi del processo sarà l’interrogatorio di Tiphaine Auzière, figlia di Brigitte Macron, chiamata a testimoniare in aula dall’avvocato della madre. La sua presenza potrebbe offrire un quadro più diretto delle conseguenze personali e familiari della diffusione di notizie false su vasta scala. La vicenda della Macron si inserisce in un fenomeno più ampio: sempre più donne politiche e figure pubbliche femminili sono prese di mira da fake news a sfondo transfobico. Tra le vittime, oltre alla première dame francese, figurano l’ex first lady americana Michelle Obama, l’ex vicepresidente Usa Kamala Harris e l’ex premier neozelandese Jacinda Ardern.

Il peso della disinformazione online

Il caso parigino mette in luce le difficoltà di combattere la disinformazione e le molestie digitali, fenomeno amplificato dai social network e dalle piattaforme di messaggistica istantanea. Nonostante le azioni legali, il contrasto a queste campagne resta complesso, soprattutto quando coinvolge figure pubbliche di alto profilo e messaggi virali diffusi a livello globale.

Il processo di Parigi sarà dunque osservato con attenzione anche all’estero, perché potrebbe stabilire precedenti importanti sul confine tra libertà di espressione e tutela della reputazione online. La vicenda evidenzia, ancora una volta, quanto la lotta contro le fake news sia diventata una questione cruciale nella società digitale contemporanea.

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