A Cuba la "revolucion" resta completamente al buio

Un blackout totale ha colpito l’isola. E il regime ha dovuto ammetterlo. Un bel paradosso per un comunismo che proclamava futuri radiosi

A Cuba la "revolucion" resta completamente al buio
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Cuba è rimasta al buio. Completamente priva di elettricità. Un bel paradosso per un comunismo che proclamava futuri radiosi per l’umanità, illuminati dal Sol dell’avvenire.

Un blackout totale ha colpito l’isola. E il regime ha dovuto ammetterlo. Il ministero dell’Energia e delle miniere (Minem) ha riconosciuto poco fa che l’isola aveva «zero copertura energetica nazionale», dopo la caduta completa del sistema per un guasto in una centrale termoelettrica chiave. E il Minem aveva annunciato in precedenza la «disconnessione totale» del Sistema elettrico nazionale.

Il presidente cubano, Miguel Dìaz-Canel, ha assicurato che «la direzione del Paese» sta dedicando «priorità assoluta all’attenzione e alla soluzione di questa contingenza energetica di alta sensibilità per la nazione» e ha sottolineato che «non ci sarà riposo» fino a quando il flusso elettrico nel Paese non sarà ristabilito.

Nella capitale l’Avana, secondo la Cnn, gli automobilisti hanno provato a orientarsi in una città ormai senza lampioni e con una manciata di poliziotti a dirigere il traffico. E i generatori sono un lusso per la maggior parte dei cubani.

Secondo il ministero, il collasso del sistema è avvenuto a seguito di un problema nella centrale termoelettrica di Guiteras, una delle più grandi del Paese. I funzionari cubani hanno attribuito i frequenti blackout a una serie di eventi, tra cui le sanzioni economiche degli Usa, i disagi causati dai recenti uragani e il degrado delle infrastrutture dell’isola. Nel settembre 2022, una situazione simile di «produzione zero» si è verificata dopo il passaggio dell’uragano Iann all’estremità occidentale dell’isola. Un disallineamento di gravi dimensioni aveva lasciato il Paese nell’oscurità. La ripresa aveva richiesto giorni.

Ora questa infrastruttura (con oltre quattro decenni di attività) aveva già bisogno di una manutenzione di alcuni giorni dopo essere stato operativa per tutta l’estate. Il governo cubano, sempre più a corto di risorse, aveva fatto appello al risparmio di energia, arrivando a invitare molti lavoratori a restare a casa. Le lezioni nelle scuole sono state cancellate, i locali notturni e i centri ricreativi sono stati chiusi e solo i «lavoratori indispensabili» avevano l’obbligo di presentarsi.

In questa circostanza i funzionari cubani hanno dichiarato che il blackout sull’isola ha visto andare fuori uso 1,64 gigawatt durante le ore di punta, circa la metà della domanda totale in quel momento. «La situazione è peggiorata negli ultimi giorni», ha detto il primo ministro Manuel Marrero in un discorso alla televisione nazionale, «dobbiamo essere completamente trasparenti... abbiamo interrotto le attività economiche per garantire l’energia alla popolazione».

Cuba è precipitata da tempo in una grave crisi energetica a causa del deficit di combustibile, frutto della mancanza di valuta per importarlo, e della obsolescenza delle sue sette centrali termoelettriche, di fattura sovietica e con mancanza di investimenti e manutenzione.

Questa la realtà dell’isola, al là del mito di Fidel Castro e del suo socialismo reale tropicale, 65 anni dopo la

«revolucion». E fa il paio, in Sudamerica, con la situazione tragica del Venezuela, Paese in mano a un regime populista di sinistra, ricchissimo di risorse petrolifere ma praticamente privo di energia e beni di prima necessità.

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