"Era una spia di Pechino". Ex agente della Cia condannato a dieci anni per cospirazione

Condannato a 10 anni di detenzione l'ex agente della Cia Alexander Yuk Ching Ma. Le indagini hanno dimpostrato che era una spia reclutata dai cinesi. L'accusa punta sul monitoraggio continuato attraverso la "macchina della verità".

"Era una spia di Pechino". Ex agente della Cia condannato a dieci anni per cospirazione
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Ha cospirato contro gli Stati Uniti raccogliendo informazioni sulla difesa nazionale per conto della Repubblica popolare cinese. Alexander Yuk Ching Ma, 71 anni, ex agente della Cia originario della Hawaii è stato condannato a dieci anni di reclusione da scontare in un penitenziario di stato e cinque anni di libertà vigilata durante i quali potrà essere richiesto, senza alcuna riserva, un monitoraggio continuato per mezzo del test poligrafo: la macchina della verità.

L'imputato, che ha lavorato per la Cia dal 1982 al 1989 e come linguista a contratto per l'Fbi, ha raggiunto un patteggiamento dopo essersi dichiarato colpevole di spionaggio per conto della Cina. Ovvero il principale avversario commerciale dell'America, e futuro avversario teorico del blocco occidentale che ne che monitora con attenzione l'espansione di influenza e dominio nella regione dell'Indo-Pacifico strettamente collegata una corsa agli armamenti che preoccupa da anni gli analisti del Pentagono.

A riferire l'avvenuta condanna è stato lo stesso dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti con una nota ufficiale. Nella dichiarazione di colpevolezza firmata da Alexander Yuk Ching Ma, l'ex agente Cia braccato dall'indagine del Federal Bureau confessa di aver "cospirato per raccogliere e consegnare alla Cina informazioni sulla difesa nazionale" con la collaborazione di un suo parente, in seguito deceduto, che è stato considerato il "cospiratore" principale. I termini del patteggiamento decretano una "cooperazione con gli Stati Uniti per il resto della sua vita, anche sottoponendosi a debriefing da parte delle agenzie governative statunitensi."

Nel dettaglio, Alexander Yuk Ching Ma avrebbe passato "informazioni riservate della Cia" risalenti a un arco temporale tra il 1967 e il 1983 e acquisite dal parente di sangue, anch'esso impiegato nella Cia e dotato di nullaosta di sicurezza, prima dell'arrivo di Ma nell'Agenzia. L'arrestato è avvenuto nell’agosto 2020, dopo l'ammissione fatta a un agente dell’Fbi sotto copertura, dove Ma ammetteva di "aver facilitato la fornitura di informazioni riservate agli ufficiali dell’intelligence impiegati dallo Shanghai State Security Bureau" della Repubblica Popolare Cinese. Una conferma implicita che lo spauracchio dello spionaggio cinese sul suolo americano non è del tutto infondato.

I due cospiratori erano stati contatti da agenti dell'intelligence cinese nel marzo del 2001 e si erano incontrati in stanza d'albergo a Hong Kong per tre giorni. Secondo i resoconti, durante gli incontri, il cospiratore n.1 fornì agli agenti cinesi un "grande volume di informazioni riservate sulla difesa nazionale degli Stati Uniti in cambio di 50.000 dollari in contanti". Le informazioni erano tutte classificate. Gli venne anche richiesto di identificare dei profili attraverso fotografie scattate dagli agenti cinesi.

Nel 2003, dopo aver lasciato la Cia, Alexander Yuk Ching Ma, già colpevole del reato di spionaggio, fece domanda per essere arruolato come linguista a contratto presso l’ufficio locale di Honolulu dell’Fbi.

L'agenzia di polizia federale statunitense, che svolge anche attività di controspionaggio, ed era al corrente dei suoi legami con l’intelligence di Pechino, decise di accettare la sua candidatura come parte di uno stratagemma per monitorare e indagare sulle sue attività e sui contatti. In questi casi non è da escludere che Ma fosse diventato, per necessità e a fronte di una riduzione della pena, un doppiogiochista.

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