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Iran, evita la pena capitale ma muore in carcere: la furia dei pasdaran contro l'attivista

Secondo Amnesty International, il 35enne Javad Rouhi sarebbe stato sottoposto in carcere ad abusi e torture di vario tipo, tra cui pestaggi, frustate ed elettroshock. Iran Human Rights chiede un'indagine delle Nazioni Unite

Iran, evita la pena capitale ma muore in carcere: la furia dei pasdaran contro l'attivista
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La furia dei pasdaran scuote l'Iran. È morto in carcere l'attivista Javad Rouhi, uno dei manifestanti arrestati nel corso delle proteste per l'assassinio della giovane Mahsa Amini. Il 35enne era stato condannato alla pena capitale per varie accuse relative alla sua partecipazione alle manifestazioni ma lo scorso maggio la Corte Suprema aveva annullato la condanna, chiedendo che il processo venisse svolto nuovamente. Secondo i funzionari iraniani, Rouhi sarebbe morto a causa di"cure ospedaliere inefficaci" dopo aver avuto una "crisi" in prigione, ma gli attivisti puntano il dito contro le autorità.

"Sfortunatamente, Javad Rouhi è morto nonostante l'intervento del personale medico ed è stata avviata un'indagine per accertare le cause della morte", quanto riferito nella giornata di giovedì da Mizan, sito di notizie della magistratura iraniana. Ma, in base a quanto riportato dalla Bbc, già un'ora prima dell'annuncio ufficiale diversi attivisti per i diritti umani avevano annunciato la morte di Rouhi sui social network, accusando le autorità giudiziarie e di sicurezza di"averlo ucciso".

Giudicato colpevole di aver guidato i rivoltosi, distrutto proprietà e apostasia - per aver bruciato un Corano durante una manifestazione - Rouhi aveva ricevuto tre condanne a morte da un tribunale di Nowshahr, una città nel nord dell'Iran. Come anticipato, la sentenza è stata annullata dalla Corte Suprema del Paese a maggio, deferendo il caso ad un altro tribunale per una nuova valutazione. Questo non avrebbe fermato i pasdaran: secondo quanto reso noto da Amnesty International, Rouhi non soffriva di alcun tipo di malattia prima della carcerazione e la sua morte non sarebbe dovuta a cause naturali. E soprattutto il 35enne"è stato sottoposto in carcere ad abusi e torture di vario tipo, tra cui pestaggi, frustate ed elettroshock": "Javad Rouhi ha riportato lesioni alla cuffia dei rotatori, incontinenza urinaria, complicazioni digestive, problemi di deambulazione e gli è stato negato l'accesso a cure sanitarie adeguate".

Il caso di Rouhi deve essere indagato in modo efficace e indipendente secondo la Ong, che ha chiesto inoltre che le autorità iraniane vengano perseguite in quanto "ragionevolmente sospettate di responsabilità penale per crimini previsti dal diritto internazionale e altre gravi violazioni dei diritti umani". Sulla stessa lunghezza d'onda Iran Human Rights: l'organizzazione ha chiesto "alla Missione d'inchiesta delle Nazioni Unite (FFM) di indagare sulla sua morte".

Il direttore Mahmood Amiry-Moghaddam ha dichiarato: "La morte di Javad Rouhi deve essere indagata come omicidio extragiudiziale in carcere dalla Missione d'inchiesta delle Nazioni Unite. Ali Khamenei insieme a tutti gli individui e le organizzazioni coinvolte nel suo arresto, nelle torture e nella detenzione sono responsabili della sua morte e devono essere chiamati a risponderne".

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