La Francia appoggia la Corte penale internazionale sul caso Netanyahu

Parigi si pone in contrasto con buona parte degli alleati occidentali, invitando a lasciar lavorare la Corte Penale Internazionale. Atteggiamento simile anche da parte di Berlino

La Francia appoggia la Corte penale internazionale sul caso Netanyahu
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La scelta della Corte penale internazionale rischia ora di spaccare il fronte europeo. Parigi, infatti, preso atto della richiesta del procuratore capo di un mandato d'arresto nei confronti di Benjamin Netanyahu, si pone in netto contrasto con Stati Uniti e gli altri alleati internazionali, che invece ieri hanno bollato negativamente l'iniziativa della Corte. "Per quanto riguarda Israele, spetterà alla camera pre processuale della Corte stabilire se emettere questi mandati, dopo aver esaminato le prove presentate dal procuratore a sostegno delle sue accuse", afferma un comunicato diffuso ieri sera dal ministero degli Esteri francese. La Francia - prosegue il comunicato - "sostiene la Corte penale internazionale, la sua indipendenza e la lotta contro l'impunità in tutte le situazioni".

Una scelta di campo ben motivata, e prevedibile, del resto, considerato l'atteggiamento francese nei confronti dell'intera vicenda. Il ministero degli Esteri francese ha, infatti, ricordato anche che Parigi ha messo in guardia "per molti mesi" in merito alla necessità di riportare le operazioni belliche israeliane a Gaza all'interno del quadro consentito dal diritto umanitario internazionale, specie per quanto riguarda "il livello inaccettabile di vittime civili nella Striscia di Gaza e l'assenza di accesso umanitario".

La posizione espressa dalla Francia si pone, dunque, agli antipodi rispetto a quella degli Stati Uniti, ove il presidente Joe Biden ha definito "oltraggiosa" la richiesta da parte del procuratore capo della Cpi di un mandato d'arresto nei confronti di Netanyahu. Non solo, ma da Washington giunge notizia di una fronda repubblicana "armata" contro la Corte: i Repubblicani della Camera, infatti, sono alle prese con la discussione della possibilità di portare in aula una legge che prevede sanzioni nei confronti della Corte penale internazionale dell'Aja. Non è chiaro, al momento, se riusciranno a presentare un testo e a portarlo in aula già questa settimana.

Anche altrove, in Europa, il messaggio subliminale sembra quello di "lasciar lavorare la Corte". Sembrerebbe questo l'atteggiamento di Berlino. "La richiesta simultanea di mandati di arresto contro i leader di Hamas da un lato e i due funzionari israeliani dall'altro ha creato l'impressione errata di un'equazione. Tuttavia, la Corte dovrà ora valutare fatti molto diversi, che il procuratore capo ha descritto in dettaglio nella sua richiesta": lo ha affermato in una nota un portavoce del ministero degli Esteri tedesco, commentando la richiesta di mandato d'arresto per il primo ministro israeliano, il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant per presunti crimini di guerra e per i tre leader di Hamas.

"I leader di Hamas sono responsabili di un barbaro massacro in cui uomini, donne e bambini sono stati uccisi, violentati e rapiti in Israele il 7 ottobre nel modo più brutale. Hamas continua a tenere ostaggi israeliani in condizioni indicibili, attacca Israele con razzi e abusa della popolazione civile di Gaza come scudi umani.

Il governo israeliano ha il diritto e il dovere di proteggere e difendere la sua popolazione da tutto ciò. È chiaro che il diritto umanitario internazionale, con tutti i suoi obblighi, deve essere rispettato", ha affermato ancora il portavoce.

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