Il gemello perduto, la leggenda, la solitudine di un divo: le teorie fantasiose sulla morte di Elvis

Una delle star che hanno sofferto a venire a patti con la fama è stato Elvis Presley, che morì nel 1977 dando il via a numerose teorie del complotto

Il gemello perduto, la leggenda, la solitudine di un divo: le teorie fantasiose sulla morte di Elvis

Era stato testimonial del vaccino antipolio. Aveva fatto il servizio militare all’estero, nella Germania Ovest - all’epoca sotto il controllo Usa, a seguito della contrapposizione dei blocchi della Guerra Fredda. Aveva sparato alla tv. Aveva cantato l’amore e un sacco di altre cose. Aveva fatto innamorare le ragazzine. Era stato - semplicemente - il Re del rock’n’roll. Elvis Presley ha incantato il mondo con la sua voce e per i fan non è stato facile elaborare il lutto per la sua prematura dipartita. Eppure l’artista, accanto a gioie e conquiste, in vita aveva incontrato tanta sofferenza.

La storia di Elvis Presley

Nato nel 1935, Elvis Presley avviò la sua carriera a 19 anni. Aveva imparato a cantare e suonare la chitarra prevalentemente da autodidatta - anche se un paio di zii e un pastore con il coro gospel della chiesa avevano aiutato moltissimo. Il suo viaggio musicale partì da Memphis, dove c’era il produttore Sam Phillips con la sua Sun Records, ma l’anno, il 1955, dopo Elvis passò alla Rca, dove il colonnello Tom Parker - un ex venditore diventato manager - curò i suoi affari per il resto della vita.

Spavaldo e sexy sul palco, in realtà Elvis era un uomo modesto - si racconta che durante una conferenza stampa un giornalista l’abbia definito il Re, ma lui "cedette" lo scettro, indicando invece come sovrano Fats Domino - e talvolta aveva ansie da palcoscenico che in effetti si erano manifestate anche in tenera età. Non era perfetto, ma generoso e molto sensibile, oltre che molto legato alla madre Gladys: questa sua sensibilità l’avrebbe portato alla dipendenza dai farmaci e amfetamine (queste ultime utilizzate per la prima volta durante il servizio militare), sebbene lui fosse contrario alle droghe, dipendenza che a sprazzi si sarebbe fatta sentire per tutta la sua carriera, in particolare negli ultimi tre anni.

In circa 23 anni di musica - ma girò anche film romantici con colonne sonore-gancio per il lancio dei suoi dischi - ha cantato capolavori immortali, tra cui si annoverano Heartbreak Hotel, Hound Dog, Love Me Tender, Teddy Bear, Jailhouse Rock, Are You Lonesome Tonight, Can’t Help Falling in Love, Devil in Disguise, In the Ghetto, Suspicious Mind, The Wonder of You, e molte altre.

La morte

Stress, dipendenza (per cui si disintossicò due volte con il metadone) e dolore causato da un memoir scritto da tre guardie del corpo che aveva licenziato l’anno prima, avevano portato a Elvis Presley diversi problemi di salute, dall’ipertensione al colon ingrossato, fino a danni al fegato e glaucoma. La sera del 16 agosto 1977 l’artista avrebbe dovuto esibirsi a Portland nel Maine, ma fu trovato privo di senso sul pavimento del bagno di Graceland, la sua villa di Memphis.

L’autopsia venne fatta il giorno stesso e il medico legale affermò che la morte era sopravvenuta per arresto cardiaco, ma i farmaci non avevano svolto un ruolo, sebbene invece i patologi che l’avevano esaminato sostenevano il contrario: Elvis era lievemente allergico alla codeina, che gli era stata prescritta dal dentista. Aveva il cuore ingrossato e ancora in corpo 14 differenti farmaci quando morì, e probabilmente una combinazione di antidepressivi ne aveva causato la morte, tuttavia non fu un suicidio quanto un incidente. Ci fu quindi chi parlò di un iniziale insabbiamento e alcuni tra i medici del cantante furono sottoposti a processo.

Il gemello perduto e le altre teorie del complotto

Ovviamente Elvis Presley è morto nel 1977, è questa la verità: che poi la dipendenza abbia amplificato altri problemi di salute, tra cui il diabete, è un dettaglio. Ma, secondo alcuni, è la morte il dettaglio a cui non si vuole credere. C’è chi afferma di averlo avvistato o che sia stato rapito dagli ufo, per esempio.

Una delle teorie del complotto più fantasiose viene esposta nel film Coffee and Cigarettes di Jim Jarmusch. Nell’episodio che fa da cornice alla narrazione, i gemelli Joié e Cinqe Lee (i fratelli del regista Spike Lee) ascoltano Steve Buscemi raccontare che Elvis avesse anche lui un fratello gemello. In effetti, Gladys era incinta di Elvis Aaron e Jessie Garon, quest’ultimo nato morto al parto. Secondo Buscemi, Jessie sarebbe stato semplicemente separato dalla famiglia, per poi ricongiungersi al fratello diventato famoso. Così Elvis gli avrebbe offerto di essere il “Re per una notte”, ma alla fine avrebbe lasciato il posto a Jessie, e sarebbe lui a essere morto al 1977.

La più nota e importante delle teorie del complotto sul presunto falso della morte di Elvis è nata però il giorno dopo la sua morte reale: venne avvistato un uomo somigliante all'artista all’aeroporto internazionale di Memphis e lui disse di chiamarsi Jon Burrows, ovvero l’alias che Elvis dava quando era solito viaggiare, per ragioni di sicurezza (soprattutto negli ultimi anni fu minacciato di morte molto spesso, minaccia che sarebbe scomparsa dietro il pagamento di un riscatto).

Poi nel 1978 la scrittrice Gail Brewer-Giorgio pubblicò un romanzo dal titolo Orion, in cui ipotizzò che Elvis avesse inscenato la sua morte: curiosamente quello stesso periodo, la Sun Records, prima etichetta discografica di Elvis, realizzò un album di un cantante mascherato chiamato Orion, la sui voce era simile a quella del Re (ma in realtà si trattava di un uomo di nome Jimmy Ellis). Da lì fu una ridda di voci incontrollate, apparizioni televisive e libri scritti da dietrologi, e appunto avvistamenti.

Il più celebre? Nella scena in cui la madre di Kevin incontra John Candy in aeroporto, nel film Mamma, ho perso l’aereo, si intravede un uomo molto somigliante a com’era Elvis negli ultimi anni di vita.

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