Il Grande Museo Egizio, la "quarta piramide" da un miliardo di dollari

Inaugurato ieri il colossale Gem alla presenza di al-Sisi

 Il Grande Museo Egizio, la "quarta piramide" da un miliardo di dollari
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È il più grande museo dedicato a una singola civiltà del mondo e già questo basterebbe a raccontarne il rilievo. Ma il GEM, il Grand Egyptian Museum di Giza inaugurato ieri dal presidente Abdel Fattah al-Sisi, vuole soprattutto anabolizzare le ambizioni dell'Egitto come attore protagonista dello scacchiere mediorientale. E per questo, per accreditare la sua grandeur regionale, il leader del Cairo ha invitato alla festa re, capi di stato, primi ministri, per un totale di 79 delegazioni, esibendo l'orgoglio di un Paese «ponte culturale tra tutti i popoli del mondo che hanno a cuore la cultura e la pace», come ha detto il portavoce di al-Sisi, Mohamed El-Shenawy.

Il GEM è l'opera del secolo, anzi del millennio in Egitto, la quarta piramide dopo quelle di Cheope, Chefren e Micerino, alle quali è collegata da un passaggio lungo due chilometri che i visitatori potranno utilizzare per spostarsi da un sito all'altro senza sciogliersi al caldo del deserto. Il GEM, progettato da un team di architetti guidato da Heneghan Peng Architects (HPARC) che ha vinto nel 2003 il concorso internazionale indetto l'anno prima dal governo egiziano, si presenta esternamente come un corpo monolitico non particolarmente affascinante, che lo fa assomigliare a un grande centro commerciale o a una stazione ferroviaria, ma - come spesso accade alle architetture non molto riuscite - il buio lo migliora. È comunque riuscito l'intendimento dei progettisti di integrare la struttura con il panorama

circostante, dialogando con le piramidi che il deserto rende molto più vicine di quanto realmente siano. Il museo si sviluppa principalmente sottoterra e incorpora tecnologie all'avanguardia per migliorare l'esperienza del visitatore e di un impianto eolico in grado di produrre 2,24 gigawatt-ora di elettricità, riducendo le emissioni di anidride carbonica della vicine mostruosa capitale di circa 100mila tonnellate all'anno.

Il museo è costato 1,2 miliardi, prezzo lievitato mostruosamente nel corso di quasi un ventennio di lavori, ed è stato finanziato dal governo egiziano con un cospicuo aiuto di quello giapponese. La struttura, vasta 500mila metri quadri, pari a una sessantina di campi da calcio, ha l'ambizione dichiarata di stimolare il rilancio del turismo in Egitto, prima voce del bilancio statale in affannosa rincorsa dopo i danni provocati dalla guerra nel vicino Medio Oriente. E per questo il GEM rappresenta il cuore di un intero polo integrato super-attrezzato con strade che collegano al centro della non lontana Cairo, infrastrutture moderne e con alberghi e ristoranti per tutte le tasche (meglio se ben piene).

Il museo ha numeri imponenti e raccoglie oltre 100mila reperti dell'Antico Egitto sparsi per le dodici vaste gallerie. Tra esse il tesoro di Tutankhamon, il faraone bambino, finalmente riunito dopo essere stato a lungo diviso tra Il Cairo e Luxor, che da solo conta oltre 5.300 pezzi. Tesoro tra i tesori la superba maschera funeraria d'oro e lapislazzuli, che doveva conferire al giovane re, morto a soli 19 anni, quella eternità promessa dagli dei attraverso una rappresentazione di bellezza molto lontana dalla goffaggine di un giovane sempre malaticcio.

Altro pezzo mozzafiato,

la cosiddetta «barca solare» di Cheope, scoperta dagli archeologi nel 1954 nella piana di Giza nella camera ermeticamente sigillata in cui si era perfettamente conservata per 4.600 anni e che ora conquista finalmente le luci della ribalta dopo essere stata esposta in un piccolo museo a fianco delle piramidi progettato dall'architetto italiano Franco Minissi. Alcuni reperti sono invece esposti per la prima volta in assoluto, come la seconda nave solare di Cheope, la collezione della regina Hetepheres, madre della stessa Cheope, e una raccolta di oggetti di Yuya e Thuyu, genitori della regina Tiye, in parte esposti in questi giorni alla mostra I Tesori dei Faraoni alle Scuderie del Quirinale di Roma.

Il GEM, che comprende anche laboratori di restauro visibili al pubblico, un museo dei bambini con esperienze interattive, caffè, ristoranti e giardini con vista sulle piramidi, avrebbe dovuto aprire lo scorso 3 luglio, ma l'evento fu posticipato dopo l'attacco di Israele contro l'Iran del 13 giugno a causa del quale fu anche chiuso lo spazio aereo sopra l'Egitto.

L'ultima di una serie di battute di arresto che hanno allungato a dismisura i lavori, tra sfide ingegneristiche, guerre, disordini e la pandemia. Ma ora che in Medioriente c'è finalmente profumo di pace, il GEM diventa il gigantesco simbolo di una nuova-vecchia era.

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