Cronaca internazionale

"Hanno rifiutato l'assistenza, volevano raggiungere l'Italia". La verità dietro il naufragio

Le Ong attaccano la Grecia per il naufragio a sud del Peloponneso ma il governo ellenico si difende: "Le continue telefonate per fornire assistenza hanno ricevuto risposta negativa"

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"Hanno rifiutato l'assistenza, volevano raggiungere l'Italia". La verità dietro il naufragio

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A quattro mesi dalla tragedia di Cutro, un altro naufragio si è verificato nel Mediterraneo centrale. Un'altra imbarcazione sovraffollata, stavolta partita dalla Libia ma sempre diretta in Italia, è naufragata al largo della Grecia. Era stata avvistata dall'aereo di Frontex martedì pomeriggio ma, stando a quanto riferito dalla Guardia costiera greca che si è recata sul posto, i migranti non avrebbero voluto usufruire dell'aiuto offerto dal Paese ellenico perché volevano raggiungere l'Italia. La tragedia è di dimensioni enormi, 100 persone sono state salvate ma ci sono oltre 80 vittime accertate e centinaia di dispersi e il comunicato stampa diffuso dalle autorità greche apre a numerosi interrogativi, al di là delle solite strumentalizzazioni dei buonisti pro-immigrazionisti.

"Il peschereccio è stato avvistato a mezzogiorno di ieri (martedì, ndr) da un veicolo aereo di Frontex e successivamente da due motovedette, senza richiedere assistenza", si legge nella nota della Guardia costiera greca diramata dopo il naufragio. Nel comunicato si afferma che un elicottero e delle imbarcazioni della Guardia costiera greca si sono recate ieri sul luogo di navigazione del peschereccio, ma i "migranti hanno rifiutato qualsiasi assistenza e hanno dichiarato di voler proseguire il viaggio verso l'Italia". Inoltre, il Paese ellenico fa sapere che "le continue telefonate della sala operativa della Guardia costiera greca al peschereccio per fornire assistenza hanno ricevuto risposta negativa".

È logico supporre che esistano tracce di queste telefonate, che quindi potranno dimostrare che l'imbarcazione ha rifiutato un intervento di salvataggio da parte della Grecia. Le Ong attaccano la Grecia perché non avrebbe risposto a un loro Sos ma queste organizzazioni non hanno alcuna autorità in materia di ricerca e soccorso e i greci, in contatto con la nave, hanno registrato il rifiuto degli occupanti di ottenere il sostegno ellenico. Le operazioni Sar partono quando una nave chiede un Sos o quando l'imbarcazione è in evidente e imminente pericolo. La Grecia non ha fatto partire un'operazione di polizia come ha fatto l'Italia con Cutro ma le Ong non possono pretendere che un Paese intervenga su loro richiesta, se le navi hanno già comunicato il loro rifiuto al soccorso.

"Tre superstiti ci hanno raccontato che l'incidente è avvenuto quando la Guardia Costiera greca ha agganciato il peschereccio con una corda e stava provando a trainarlo. Allora, senza un apparente motivo, il peschereccio si è ribaltato", ha detto all'Ansa Kriton Arseni, rappresentante di Mera25, il movimento politico fondato da Yanis Varoufakis, dopo avere incontrato alcuni superstiti del naufragio.

Ovviamente, l'intervento del Paese ellenico prevede il trasporto dei migranti nei suoi porti, che sono comunque europei e sicuri. Eppure, nonostante le immagini riprese dall'aereo di Frontex mettano in evidenza un sovraccarico straordinario del mezzo navale, gli occupanti avrebbero preferito continuare la navigazione e rischiare la vita pur di raggiungere il nostro Paese. La domanda che ci si pone è ovviamente perché mettere in pericolo la vita di centinaia di bambini.

Ovviamente le indagini sono ancora in corso e si stanno effettuando tutte le verifiche del caso ma se il quadro finale dovesse essere quello esposto dalla Grecia fin dalle prime ore, allora è evidente che la narrazione sui migranti va rivista e devono essere registrate delle anomalie molto importanti.

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