Cronaca internazionale

La collisione poi il blitz: così l'Iran ha sequestrato la petroliera diretta in Texas

Un nuovo episodio si aggiunge alla lunga lista di attacchi iraniani ad imbarcazioni di passaggio nelle acque strategiche del Golfo

La collisione poi il blitz: così l'Iran ha sequestrato la petroliera diretta negli Usa

Il 27 aprile l'esercito iraniano ha sequestrato una petroliera battente bandiera delle Isole Marshall mentre navigava nelle acque internazionali del Golfo dell'Oman. È solo l'ultimo di una serie di sequestri e attacchi di questo genere in quella fondamentale via marittima.

Stando a quanto comunicato dalla Quinta Flotta della Marina americana di stanza in Bahrein, si trattava della "Advantage Sweet" e l'attacco si è verificato nei pressi dello Stretto di Hormuz, lo stretto imbuto d'acqua tra Iran e Oman dove passa un terzo del petrolio di estrazione marina di tutto il mondo. I dati di tracciamento satellitare dell’imbarcazione informano che aveva attraccato l'ultima volta in Kuwait, e la destinazione registrata era il porto di Huston, in Texas. Reuters riporta che la nave era una petroliera Suezmax carica del greggio estratto dall'azienda petrolifera statunitense Chevron. In base alla banca dati navale "International Maritime Organisation", proprietaria della nave è una compagnia cinese, mentre il manager registrato è Genel Denizcilik Nakliyati AS, una compagnia turca.

Inizialmente la Marina americana aveva dichiarato che il sequestro dell'imbarcazione era avvenuto per mano delle Guardie della Rivoluzione Islamica, ma poco più tardi l'informazione è stata corretta. Il portavoce della Quinta Flotta Timothy Hawkins ha comunicato che dopo aver rilevato la richiesta di soccorso inviata dalla Advantage Sweet alle 13:15, la Marina ha subito inviato sul luogo un P-8 Poseidon, un velivolo di pattugliamento marittimo per monitorare la situazione e attestare che era la Marina iraniana (Irin) ad aver catturato l'imbarcazione in acque internazionali.

Di contro, l'agenzia di stampa filo-governativa IRNA News ha affermato che il sequestro è avvenuto dopo che “la scorsa notte una nave sconosciuta ha colliso con un’imbarcazione iraniana nel Golfo Persico, causando diversi dispersi e feriti tra i membri dell’equipaggio della nave iraniana”. Tuttavia, non ha fornito nessuna specifica sulla nave coinvolta nella presunta collisione.

Negli ultimi due anni, l’Iran ha sequestrato illegalmente almeno cinque imbarcazioni commerciali che navigavano in Medio Oriente. In un comunicato stampa, la Marina americana ha intimato al governo iraniano di rilasciare immediatamente la petroliera e ha poi aggiunto che “le continue intimidazioni iraniane alle imbarcazioni di passaggio e l’interferenza con i diritti di navigazione in acque regionali costituiscono una minaccia alla sicurezza marittima e all’economia globale”.

Gli Stati Uniti accusano l’Iran anche per una serie di attacchi con bombe anti-nave che hanno danneggiato diverse petroliere a partire 2019, come pure per il letale attacco coi droni che nel 2021 ha colpito una petroliera israeliana, uccidendo due membri europei che facevano parte dell'equipaggio. Teheran ha sempre negato la responsabilità per quegli attacchi, ma è chiaro che la guerra ombra tra l’Iran e l’Occidente si consuma anche nelle acque strategiche della regione. I sequestri delle petroliere sono parte integrante di questa guerra dal 2019.

A luglio di quell'anno le Guardie della Rivoluzione Islamica avevano sequestrato la "Stena Impero", una petroliera battente l’Union Jack, nella stessa porzione di mare. Secondo le autorità iraniane la nave aveva speronato un peschereccio locale, ed era stata trattenuta nel Golfo per due mesi. L’ultimo episodio di questa serie risale allo scorso novembre, quando Teheran ha rilasciato due petroliere greche sequestrate a maggio 2022 in risposta alla confisca di greggio da parte degli Stati Uniti da una petroliera iraniana sulle coste greche.

Le tensioni tra i due Paesi sono in peggioramento dal 2018, ovvero da quando l’allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ritirato unilateralmente il Paese dall’accordo internazionale sul nucleare iraniano (Jcpoa), ri-imponendo pesanti sanzioni che hanno paralizzato l’economia iraniana. Tra il 2015 e il 2018, l'accordo aveva visto Teheran limitare significativamente l'attività di arricchimento dell'uranio in cambio della revoca di sanzioni economiche.

Le trattative per recuperare quell'accordo moribondo sono in stallo da ormai un anno, e da quando anche Teheran considera il trattato Jcpoa nullo, sta rapidamente aumentando le proprie riserve di uranio arricchito, prodotto da centrifughe avanzatissime.

Tra i motivi che bloccano i negoziati spiccano la violenta repressione delle proteste popolari che contestano il governo teocratico, la vendita di droni alla Russia da parte di Teheran e l’accelerazione del programma nucleare.

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