
Agevolò i traffici sessuali di Jeffrey Epstein concedendogli grossi e frequenti prelievi di contanti, ma non solo. Questa la pesante accusa del New York Times nell’inchiesta nei confronti di JPMorgan. Tra le maggiori banche del mondo, l’istituto americano avrebbe anche aperto conti intestati alle vittime del finanziere pedofilo senza fare adeguate verifiche e soprattutto ignorando le allerte interne su movimenti sospetti.
Secondo quanto ricostruito dai reporter del Nyt, che hanno esaminato oltre 13 mila pagine di documenti legali e finanziari, i vertici di JPMorgan avrebbe ignorato le obiezioni di conformità almeno quattro volte in cinque anni. Una versione molto diversa da quella fornita dalla banca, che ha affermato che tutti i conti erano correttamente documentati, negando di aver agevolato i reati di Epstein, cliente prezioso per l’istituto con oltre 200 milioni di dollari sui conti correnti. E non è tutto: JPMorgan avrebbe utilizzato il miliardario come consulente e propiziatore di affari. Secondo il Times avrebbe mediato un'acquisizione chiave, trattato clienti di alto valore come il co-fondatore di Google Sergey Brin, messo in contatto i dirigenti con leader mondiali tra cui Benjamin Netanyahu e avrebbe anche fornito consulenza alla banca su crisi e strategie.
Gli addebiti nei confronti dell’istituzione bancaria sono pesanti: Epstein avrebbe utilizzato JPMorgan come ingranaggio cruciale nelle sue operazioni di traffico sessuale. Questi i numeri riportati dal giornale: nel periodo in cui sono stati accertati gli abusi su donne e adolescenti, 4.700 transazioni per un totale di oltre 1,1 miliardi di dollari. La banca avrebbe inoltre trasferito il suo denaro a banche russe e dell'Europa orientale che sembravano collegate alle operazioni di traffico sessuale del finanziere. E ancora: “JPMorgan ha permesso a Epstein di prelevare decine di migliaia di dollari al mese, importi che avrebbero dovuto far scattare l'allarme interno. La banca ha anche aperto conti intestati alle vittime e agli assistenti di Epstein, a volte senza effettuare la dovuta diligenza e senza cogliere i segnali d'allarme del traffico di esseri umani".
I dipendenti di JPMorgan erano preoccupati del legame tra la banca ed Epstein, ma i loro moniti rimasero inascoltati. In più di un’occasione la banca decise di credere alle rassicurazioni del finanziere e dei suoi legali sul fatto che non fosse coinvolto in reati sessuali. Secondo quanto emerso, inoltre, mentre scontava la sua pena detentiva in Florida per aver indotto un'adolescente a prostituirsi, Epstein avrebbe continuato a consigliare i dirigenti della banca sulle decisioni strategiche. L’alleato numero uno all’interno della banca era il dirigente Jes Staley, legato al Ceo Jamie Dimon. Lo stesso Staley avrebbe avuto avuto dei rapporti sessuali con un’assistente del pedofilo.
Contattata dal quotidiano, la banca ha spiegato: "Ora sappiamo che la fiducia era mal riposta" le parole del
portavoce Joseph Evangelisti. Quest’ultimo ha aggiunto che il rapporto della banca con Epstein "è stato un errore e, col senno di poi, ce ne pentiamo, ma non lo abbiamo aiutato a commettere i suoi crimini efferati".