Cronaca internazionale

"La mafia a tavola". Così il basket riproduce il solito cliché dell'Italia all'estero

Dura lettera dell'ambasciatore italiano a Madrid contro una squadra di basket del campionato spagnolo che collabora con la catena di ristoranti. "L'immagine della mafia seduta a tavola è lesiva"

L'Italia protesta contro i ristoranti "la mafia a tavola": "Banalizza attività illegali"

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L'Italia protesta contro i ristoranti "la mafia a tavola": "Banalizza attività illegali"

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Associare l'Italia alla mafia è sempre stato il paradigma del cattivo gusto. Lo stereotipo per antonomasia sul Belpaese ha colpito di nuovo. Stavolta a innescare l'inevitabile e sacrosanta polemica è la Spagna. La Casademont Zaragoza, squadra militante nella Liga Acb (la massima serie di basket spagnola), ha annunciato lo scorso 23 febbraio un accordo di collaborazione commerciale con La mafia se sienta a la mesa (La mafia si siede al tavolo), catena di ristorazione famosa per i suoi riferimenti, con foto e altri omaggi iconografici al Padrino di Mario Puzo, a Cosa nostra. Ambientazioni offensive per qualsiasi italiano, ma che sono spesso la normalità all'estero, dove grazie a film e altri prodotti culturali "pop" è penetrato con una facilità disarmante il cliché dell'Italia patria di mafiosi e uomini d'onore. Veicolando, così, il messaggio che la criminalità organizzata sia tutto sommato una goliardia da rivendicare anche a fini di lucro.

La scelta della società sportiva spagnola ha scatenato l'indignazione dell'ambasciatore italiano a Madrid, Giuseppe Buccino Grimaldi, il quale ha scritto una lettera rivolta al presidente del club Reynaldo Benito per esprimere tutto il disappunto del governo italiano. "La mafia – spiega il diplomatico italiano – è un fenomeno criminale e associarla a concetti di convivialità e relax contribuisce a banalizzare le attività illegali e i misfatti commessi da questa organizzazione, che sono con i valori fondamentali dell'Ue, come il rispetto della dignità umana e della libertà". Buccino Grimaldi si appella poi a una sentenza del 2018 emessa dal tribunale dell'Unione europea.

All'epoca i giudici di Lussemburgo avevano dato ragione all'Italia che nel 2015 aveva chiesto di considerare nullo il marchio in quanto "contrario all'ordine pubblico" e "al buon costume". L’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (Euipo) aveva risposto a Roma che "l’uso del termine mafia manipola l’immagine estremamente positiva della cucina italiana". L'ambasciatore si è appoggiato al giudizio del tribunale europeo aggiungendo che "riflette anche l'opinione di molti italiani che vivono e lavorano in Spagna". "L'immagine della mafia seduta a tavola è anche lesiva della cultura alimentare mediterranea, condivisa da Spagna e Italia, che fa del pasto un importante momento di scambio sociale e di crescita personale", prosegue Buccino Grimaldi nel documento pubblicato per intero dal quotidiano sportivo iberico Marca.

Secondo un'indagine della Coldiretti pubblicata nel 2022, dei quasi 300 ristoranti che nel mondo usano la mafia come brand 63 si trovano in Spagna, il Paese con il numero più alto di locali a tema. A inizio settembre La mafia se sienta a la mesa ha aperto il suo 60esimo punto vendita in Spagna a Toledo.

In un'intervista rilasciata nel 2022 al giornale El Español, il fondatore della catena Javier Floristán ha dichiarato che uno degli obiettivi dell'azienda nei prossimi anni è quello di espandersi fino ad arrivare a 100 ristoranti entro il 2025.

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