Cronaca internazionale

"Monitoriamo segnali letali": perché gli Usa temono le mosse di Kim

I funzionari Usa non vedrebbero un rischio imminente di una guerra su vasta scala nella penisola coreana. Per Washington, Kim potrebbe effettuare attacchi mirati evitando un'escalation

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Il presidente della Corea del Nord, Kim Jong Un, potrebbe intraprendere una qualche forma di azione militare letale contro la Corea del Sud da qui ai prossimi mesi, dopo aver abbracciato una politica di aperta ostilità nei confronti di Seoul. È questa la posizione che accomuna molti analisti statunitensi, preoccupati non tanto per le minacce e i test missilistici di Pyongyang, quanto per l'eventualità che Kim possa concretizzare le sue dichiarazioni bellicose. Scatenando un conflitto congelato dal 1953.

La posizione degli Usa

Come ha sottolineato il New York Times, i funzionari dell'amministrazione Biden ritengono che la recente linea dura adottata da Kim – una linea oggettivamente più dura del solito – possa far parte di uno specifico modello di provocazioni. Allo stesso tempo le sue parole, così come gli articoli comparsi sui media nordcoreani, sono state più aggressive di quelle spese in passato, e per questo dovrebbero essere prese sul serio.

Gli stessi funzionari Usa non vedrebbero un rischio imminente di una guerra su vasta scala nella penisola coreana, anche se credono che Kim possa effettuare attacchi mirati evitando un'escalation recando comunque danni al Sud. Un esempio? Il bombardamento di un'isola sudcoreana da parte della Corea del Nord nel 2010. All'epoca le due parti si sono scaricarono addosso il reciproco fuoco d'artiglieria, in un'azione che causò la morte di soldati in entrambe le fazioni e pure di civili sudcoreani. Ciò nonostante gli eserciti si fermarono senza andare oltre.

Altri funzionari statunitensi ritengono invece che Kim possa aver preso la decisione strategica di entrare in guerra. "Potrebbe sembrare una follia, ma la storia suggerisce che coloro che sono convinti di non avere più buone opzioni riterranno che anche il gioco più pericoloso valga la candela", ha scritto il think tank 38 North in relazione alle possibili intenzioni belliche di Kim.

La posizione di Kim

I fatti ci dicono, al netto di test e minacce, che Kim ha deciso di abbandonare formalmente l’obiettivo ufficiale di lunga data della riunificazione pacifica con la Corea del Sud. Di pari passo, Pyongyang ha denunciato più volte il patto di sicurezza a tre annunciato lo scorso agosto da Joe Biden, dal presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol e dal primo ministro nipponico Fumio Kishida.

Le mosse di Kim sembrano anche chiudere la porta, per ora, a qualsiasi possibilità di diplomazia con gli Stati Uniti. Opzione che il Nord ha evitato da quando, nel 2019, sono naufragati i colloqui faccia a faccia tra lo stesso presidente nordcoreano e l'allora inquilino della Casa Bianca Donald J. Trump. Gli stessi funzionari statunitensi affermano poi che oggi il leader nordcoreano probabilmente si sente incoraggiato dalla sua crescente partnership con la Russia.

"Anche se in questo momento non scorgiamo alcuna indicazione di una minaccia militare diretta, continuiamo a monitorare il rischio di una azione militare della Repubblica Popolare Democratica di Corea (Corea del Nord) contro la Corea del Sud e il Giappone", ha dichiarato un anonimo funzionario statunitense all'agenzia sudcoreana Yonhap.

Nel frattempo, mentre tutti cercano di capire le reali intenzioni di Kim, Pyongyang ha confermato di aver collaudato un nuovo missile da crociera strategico ribattezzato Pulhwasal-3-31.

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