Cronaca internazionale

“Narrazioni colonialiste”. La furia woke non risparmia Peter Pan e Alice in Wonderland

Alla York St John University sono stati esposti dei “trigger warning” su alcune opere dedicate ai bambini: l’ennesimo delirio integralista

“Narrazioni colonialiste”. La furia woke non risparmia Peter Pan e Alice in Wonderland

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C'era una volta il buonsenso. Non è l'incipit di una favola dai toni alternativi, ma l'amara considerazione di fronte all'ennesimo delirio woke. Sì, perchè anche "Peter Pan" e "Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie" non vanno bene secondo alcuni soloni. L’inglese York St. John University ha aggiunto dei “trigger warning” ai celebri libri per bambini. Il motivo? Le “narrazioni colonialiste” che potrebbero risultare“offensive” per i lettori di oggi. Follia allo stato puro.

Il disclaimer segnala che i racconti classici di JM Barrie, Lewis Carroll e Jules Verne scritti tra XIX e XX secolo potrebbero contenere esempi offensivi di “supremazia bianca”. In altri termini, i libri in questione potrebbero apparire “razzisti, sconvolgenti e offensivi”. Non è stato così per quasi centosessant’anni, ma per i talebani della cultura del risveglio evidentemente il rischio è grosso, pericoloso, temibile.

La raccolta in questione è la Rees-Williams Collection of Children’s Literature: 3 mila articoli donati da un ex bibliotecario. “Nei 150 anni di scrittura per bambini rappresentati nella raccolta, si registra una diffusione di narrazioni colonialiste incentrate sulla supremazia bianca e di metodi razzisti - riporta il Telegraph - In quanto tale, è possibile, se non probabile, che gli elementi consultati dalla raccolta includano linguaggio e immagini visive razziste, e molte persone potrebbero trovare i loro contenuti sconvolgenti e offensivi”, recita il disclaimer.

Secondo i già citati soloni, “Peter Pan” avrebbe la colpa di contenere dei riferimenti ai “selvaggi” che abitano Neverland. In “Peter e Wendy”, invece, Peter è chiamato“Great White Father” mentre è tra gli “indiani rossi” che lui chiama“pickaninnies”. Ne “Il giro del mondo in 80 giorni” di Verne, Phileas Fogg viaggia attraverso i continenti divisi dalle potenze imperiali e avrebbe passaggi poco inclusivi, basti pensare alla fumeria di oppio di Hong Kong. E “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie"? Per alcuni accademici, il bruco che fuma il narghilè è una rappresentazione orientalista marchiata da stereotipi. Ma l’elenco è lungo: nel mirino dei poliziotti della religione woke è finito anche lo scrittore scozzese RM Ballantyne: “The Red Man’s Revenge” e “The Cannibal Islands” rappresenterebbero un inno all’imperialismo.

Si salvi chi può.

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