
Al centro della nuova indagine ordinata dal presidente Donald Trump sulle azioni esecutive del suo predecessore Joe Biden è tornato l’uso dell’autopen, un dispositivo composto da un braccio meccanico a cui è attaccata una penna e in grado di riprodurre una firma, salvata su un supporto digitale.
“È diventato sempre più evidente che i collaboratori dell'ex presidente Biden hanno abusato del potere delle firme presidenziali attraverso l'uso di un'autopen per nascondere il declino cognitivo di Biden”, si legge in una nota ufficiale rilasciata dalla Casa Bianca. “Il pubblico americano è stato intenzionalmente protetto dal distinguere chi deteneva il potere esecutivo, mentre la firma di Biden veniva utilizzata su migliaia di documenti per attuare radicali cambiamenti politici”.
Il macchinario è stato inventato nel 1937 con il nome di “Robot pen” e, inizialmente, utilizzava una tecnologia simile a quella dell’incisione dei dischi su un vinile. Una prima versione dello strumento attuale è stata creata cinque anni dopo da Robert DeShazo Jr., fondatore di Automated Signature Technology, ed è entrata nell’amministrazione americana attraverso la marina militare.
Il primo presidente Usa ad utilizzarla sarebbe stato Henry Truman, e anche i suoi successori avrebbero continuato a impiegarla per firmare lettere e alcuni documenti. Gerald Ford e la first lady Betty, come riportato dal Corriere della Sera, l’hanno usata per firmare lettere e cartoline inviate ai cittadini americani. Il primo a porsi il dubbio sulla legittimità del suo utilizzo nei documenti federali è stato il presidente George W. Bush, che nel 2005 ha presentato la questione al dipartimento di Giustizia ottenendo un responso positivo.
La pratica è stata inaugurata da Barack Obama che, nel 2011, ha autorizzato l’uso dell’autopen per firmare l’esenzione della legge antiterrorismo Patriot Act mentre si trovava in Francia. Anche Donald Trump ne ha fatto uso più volte ma, come da lui stesso assicurato, “solo per documenti molto poco importanti”. Durante l’amministrazione Biden, il dispositivo è stato impiegato per siglare leggi che non prevedevano una cerimonia pubblica di firma o nelle occasioni in cui il presidente non si trovava fisicamente negli Usa.
Il dibattito sulla “penna automatica”, inoltre, non è stato limitato al mondo della politica. Nel 2019, Bob Dylan ha pubblicato il suo libro The Phylosophy of Modern Song, di cui è stata prodotta anche un’edizione limitata di 900 copie firmate dall’autore al prezzo di 600 dollari l’uno. Una combinazione di eventi, tra cui il Covid-19, hanno costretto il cantautore ad utilizzare l’autopen per apporre il suo nome sui volumi.
“Viste le scadenze contrattuali che incombevano, mi è stata suggerita l’idea di usare una autopen e mi è stato assicurato che questo genere di cose si fa ‘sempre’ nel mondo dell’arte e della letteratura”, ha scritto al tempo Bob Dylan in un post su Facebook. “Usare una macchina è stato un errore di giudizio, a cui voglio rimediare immediatamente”.