
Il nuovo strappo tra Israele e Francia segna un ulteriore irrigidimento del quadro diplomatico in Medio Oriente. In una lettera resa pubblica oggi, Benjamin Netanyahu ha accusato Emmanuel Macron di “gettare benzina sul fuoco dell’antisemitismo” con la decisione francese di riconoscere uno Stato palestinese. Per il premier israeliano, l’iniziativa non rappresenterebbe un gesto di diplomazia, bensì una forma di appeasement che, a suo giudizio, finisce per premiare Hamas, complicare il rilascio degli ostaggi e alimentare l’odio antiebraico nelle stesse strade francesi.
Il riconoscimento, annunciato da Macron a luglio e destinato a formalizzarsi all’Assemblea Generale dell’ONU di settembre, fa della Francia il primo Paese del G7 a muoversi in quella direzione. Una scelta che ha suscitato reazioni immediate non solo a Tel Aviv, ma anche a Washington: il ministro della Difesa israeliano Israel Katz l’ha definita “un atto di resa al terrorismo”, mentre il segretario di Stato americano Marco Rubio ha parlato di “ferita morale” alle vittime del 7 ottobre 2023. Macron, dal canto suo, ha difeso la decisione come un passo necessario per rilanciare la soluzione a due Stati, sottolineando che ogni futuro assetto dovrà includere la smilitarizzazione di Hamas e solide garanzie di sicurezza per Israele.
Il premier israeliano ha poi invitato Macron ad affrontare l'antisemitismo in Francia, affermando che deve "sostituire la debolezza con l'azione, l'appeasement con la determinazione, e farlo entro una data precisa: il capodanno ebraico, il 23 settembre". La tensione si inserisce in un quadro più ampio di fratture diplomatiche. In queste settimane anche l’Australia ha annunciato il riconoscimento della Palestina, provocando l’ira di Netanyahu, che ha accusato il premier Anthony Albanese di “tradire” la comunità ebraica. Parallelamente, in Francia si registra un’impennata preoccupante di episodi antisemiti: secondo fonti ufficiali, da maggio gli attacchi contro sinagoghe e luoghi di culto ebraici sono aumentati del 62%, un fenomeno che Macron ha già denunciato come “un segnale d’allarme che riguarda l’intera società”.
La lettera di Netanyahu, dunque, va letta non solo come una reazione politica, ma come un sintomo della crescente
polarizzazione internazionale intorno alla questione palestinese: un tema che, mentre a Gaza la guerra continua senza tregua, torna a ridisegnare equilibri, alleanze e tensioni anche nel cuore delle capitali occidentali.