Cronaca internazionale

"Un paradiso secondo il Corano". E il villaggio austriaco viene "invaso" dai turisti arabi

A Zell am See, nel cuore delle alpi austriache, ogni anno si contano 80mila turisti arabi. È il risultato di uno spot dai risultati imprevisti. Albergatori soddisfatti ma non mancano i problemi di convivenza

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"Un paradiso secondo il Corano": il villaggio austriaco "invaso" dai turisti arabi

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Per le vie di Zell am See c’è uno strano miscuglio di odori. Il profumo dei waffle cucinati nei chioschi del lungolago si mescola a quello della carne di kebab. L'effetto è straniante, sembra di essere allo stesso tempo per le vie di una città belga e nei vicoli di una città del Medio Oriente. Eppure Zell am See è un piccolo gioiello di montagna incastonato tra le alpi austriache nella regione di Salisburgo.

Per le vie del villaggio di circa 10 mila anime è facile vedere decine di famiglie arabe, donne velate, spesso con lo chador e mai senza i mariti, aggirarsi per le vie del centro. Non si tratta di un paese ad alto tasso di immigrazione, o meglio non è l’immigrazione a cui siamo abituati. Zell am See è infatti una delle mete europee più gettonate per il turismo dai Paesi arabi. Il Paese ha negozi arabi, ristoranti etnici e decine di cartelli con scritte in arabo.

L’onda del Golfo

Questi visitatori arabi provengono dai vari Paesi del Golfo Persico. Arrivano da Bahrain, Qatar, Arabia Sudita, Iraq, Emirati Arabi Uniti e Oman. Numeri certi sulle presenze non ce ne sono, ma le stime parlano di ondate da 70-80 mila presenze ogni anno. Dati più recenti parlano addirittura di 275mila presenze tra stagione estiva e invernale, il 25% del totale. Per il settore alberghiero i turisti arabi sono una manna. Spendono in media 220 euro al giorno, circa il doppio di tutti gli altri turisti.

Quello di Zell non è però un fenomeno spontaneo, che magari segue qualche catena migratoria. È un esperimento turistico finito fuori controllo. Tutto è iniziato nel 2003 quanto in tutta l’Austria sono state scelte alcune località campione per realizzare spot mirati da diffondere in Medio Oriente. Zell am See è stata presentata come “Il paradiso così come lo intende il Corano”. Il successo è stato travolgente.

Il flusso di turisti verso il villaggio austriaco è stato così intenso che nel 2012 la campagna pubblicitaria in tutta l’area del Golfo Persico è stata cancellata. Nonostante questo per anni i turisti arabi hanno continuato il loro “pellegrinaggio” tra le alpi salisburghesi. Ma questo boom ha portato con sé anche diversi problemi.

zell am see arabs

I depliant e l’apartheid turistico

Nel 2012 è scoppiata una bufera quanto l’ente del turismo, in collaborazione con la camera di commercio austriaca e la polizia, hanno diffuso un depliant dal titolo “Dove le culture si incontrano”, una brochure di otto pagine per cercare di risolvere i problemi di convivenza tra le varie comunità di turisti presenti a Zell e soprattutto gli abitanti del luogo.

Come ha spiegato l’ex sindaco in una vecchia intervista con il Daily Mail, tra le ragioni di frizioni il gran numero di donne che giravano l’area con il burka, ma anche la tendenza dei turisti arabi di contrattare ogni prezzo nei negozi, di non fare la raccolta differenziata e di cucinare spesso pietanze molto speziate nelle camere degli alberghi. Tempo fa il direttore della locale compagnia delle funivie ha raccontato all’Austrian Times che molti albergatori ricevevano il feedback di altri turisti che, lamentandosi dell’eccessiva presenza di persone arabe, dichiaravano che non sarebbero tornati a Zell. Ma c’è anche una parte degli albergatori che non ha visto di buon occhio l’iniziativa parlando di aparteid turistico.

Un punto di svolta è arrivato nel 2017, quando l'Austria ha introdotto il divieto di burqa e niqab in pubblico. Il divieto non ha scoraggiato i turisti. Secondo dati della polizia, nelle prime fasi dell’attuazione della misura sono fioccate le multe, ma oggi circa il 90% delle donne fermate per strada accetta di scoprire il volto.

Le resistenze dei residenti

Tra i residenti i dubbi su questo boom che non accenna a diminuire sono tanti. Per molti ristoratori si tratta di flussi di denaro importanti, ma per molti altri si tratta di un problema di immagine. C’è, ad esempio, chi si lamenta di come altri turisti stranieri possano vedere l’Austria. E chi vorrebbe una maggiore diversità nelle presenze.

E poi ci sono i problemi della vita quotidiana. Prima fra tutte quella della sicurezza stradale. Uno dei nodi più complicati, infatti, è il modo in cui guidano i turisti arabi. Arrivano in Austria molto spesso con auto noleggiate in Germania e dimostrano di non conoscere molto le regole della strada. Il campionario è molto vario: c’è chi parcheggia nei parchi, chi fa inversione di marcia in galleria, chi va contromano nelle rotonde, chi parcheggia in mezzo alla strada per scattare foto. Ma non solo. Moltissimi si lamentano per l’altissima velocità di viaggio. Molti turisti arabi sono abituati a non-limiti di velocità: in Arabia ci sono strade a 4-5 corsie con un limite massimo intorno ai 240km orari.

Differenze culturali abissali, differenze che esplodono e vanno al di là dell'economia del turismo e che rendono il paradiso secondo il corano un problema da gestire per le autorità austriache.

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